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Ucraina: primo giorno di “referendum” di annessione nelle regioni occupate. Alta tensione e voto porta a porta

Kiev intanto mantiene l'iniziativa sui vari fronti e punta ad un accerchiamento di Lyman, nel nord del Donetsk

23 set 2022

Votazioni definite una “farsa” dalle cancellerie occidentali e accompagnate da un clima di altissima tensione; con il rombo delle artiglierie come sottofondo. Un rischio estremo recarsi ai seggi nelle regioni separatiste del Donbass, e nelle aree occupate di Kherson e Zaporizhzhia; da qui la scelta degli organizzatori di privilegiare una sorta di porta a porta. Non ancora verificabili le denunce di Kiev circa la presenza di gruppi armati, per costringere le persone a partecipare al referendum. Dall'esito comunque scontato, al netto dei sentimenti russofili più o meno presenti tra chi ha scelto di restare. Processo di annessione che verosimilmente si concluderà a tempo record; perché il primo obiettivo di Mosca è “cristallizzare” ciò che resta delle conquiste, evocando in modo sempre più esplicito l'ipotesi di una risposta non convenzionale ad eventuali attacchi. Tutto ciò non sembra tuttavia intimidire le forze di Kiev, che mantengono l'iniziativa, tentando di chiudere in una tenaglia Lyman: nodo cruciale nel nord del Donetsk. Da valutare la strategia di Washington e NATO, ora che l'opzione nucleare è ormai sul tavolo, ed è in corso in tutta la Russia la mobilitazione dei riservisti, per colmare il gap numerico con le forze ucraine. Annunciato l'arruolamento di 10.000 volontari già il giorno successivo il discorso di Putin alla Nazione; ma è palese un diffuso nervosismo sul fronte interno, come testimoniano le proteste contro gli arruolamenti. Il timore è che in una simile situazione di crisi crescano i rischi di un'azione sconsiderata da parte del Cremlino.

Da registrare però un segnale incoraggiante: il recente scambio di prigionieri, favorito dall'onnipresente Erdogan. 215 soldati ucraini - che combatterono a Mariupol -, in cambio di 55 militari russi e dell'oligarca Medvedchuk, sul quale Putin aveva puntato per scalzare Zelensky. Intesa stigmatizzata dalle frange russe più oltranziste; visto anche il rilascio di 5 leader del Reggimento Azov, che rimarranno in Turchia fino al termine delle ostilità. La speranza è che qualcosa si stia muovendo; c'è chi ritiene decisivo il ruolo della Cina. Intervenendo all'ONU, il ministro degli Esteri ha assicurato che la Repubblica Popolare continuerà a “svolgere un ruolo costruttivo”; ribadendo al contempo come la sovranità di tutti i Paesi debba essere rispettata, e prese sul serio “le legittime preoccupazioni di sicurezza”.





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