Ucraina: progressione russa nel Donbass. Dibattito in corso sulla fornitura a Kiev di caccia F-16
Ad incendiare il clima, in queste ore, anche le dichiarazioni choc dell'ex Premier Britannico Johnson, intervistato dalla BBC
Tendenzialmente fuorvianti, specie in questa fase, le dichiarazioni ufficiali. Da una parte la volontà di Mosca – dopo le umiliazioni subite in autunno – di enfatizzare a dismisura il minimo successo tattico. Dall'altra l'esigenza del Paese aggredito di tenere alto il morale della popolazione, ponendo l'accento sugli attacchi respinti, e ignorando – o ammettendo con giorni di ritardo – la caduta di insediamenti. Paradigmatico il caso di Soledar. Inevitabile allora comparare varie fonti, depurandole dalla propaganda. Ciò che sembra emergere è una situazione di grave affanno per gli ucraini. Specie nel settore di Bakhmut, a rischio di accerchiamento operativo; con le forze russe in pressione sull'intera linea di contatto del Donbass. Logica militare sembrerebbe consigliare ritiri ordinati da alcune aree, in vista di futuri contrattacchi; ma vi sono ragioni politiche e simboliche per una resistenza ad oltranza. Si confida inoltre sull'arrivo dei carri occidentali.
Un gioco di pressioni incrociate aveva permesso di sbloccare il dossier Leopard; vicenda tuttavia non indolore per il Governo tedesco. La Bild parla di un certo nervosismo del Cancelliere Scholz, nei confronti della Ministra Baerbock. “Siamo in guerra con la Russia, non fra di noi”, aveva detto l'esponente dei verdi, al Consiglio d'Europa. Spazzando via ogni residuo di decenni di Ostpolitik e rafforzando, paradossalmente, la narrazione russa del coinvolgimento diretto della NATO. Ma le frizioni a Berlino sono l'ultimo dei problemi per Kiev, che chiede sistemi d'arma sempre più potenti, a partire dai caccia. Sul punto, al momento, prende tempo la stessa Polonia. Ma già il fatto che la questione sia oggetto di dibattito è indicativo. E' come se si stesse testando la reazione di Mosca. Ad incendiare il clima pure le dichiarazioni di Boris Johnson. Ricordando una telefonata con Putin nel periodo pre-invasione, ha dichiarato come il Presidente russo avesse minacciato un attacco missilistico sul Regno Unito. Una “bugia deliberata”, ha replicato il portavoce del Cremlino; l'alternativa – ha aggiunto - è che l'ex Premier britannico “di fatto” non avesse capito. Putin – ha spiegato Peskov – parlava delle possibili minacce alla sicurezza della Russia in caso di adesione dell'Ucraina alla NATO.
[Banner_Google_ADS]