Ucraina, razzi a lungo raggio dagli Usa. Ira di Mosca: "Aggraveranno escalation".
A Bakhmut "rovina totale". Il premier israeliano Netanyahu pronto a mediare. Zelensky attende sviluppi positivi su integrazione europea
Quel che accade dietro le quinte della diplomazia lo si può solo intuire, nella speranza di una reale volontà politica ad affrontare la guerra con le armi del dialogo. Qualche margine lo suggerisce il fermo "no" di Biden all'invio in Ucraina dei caccia F-13. Rifiuto che però il Presidente Usa pare voglia controbilanciare con più di 2 miliardi di dollari di aiuti militari, compresi - per la prima volta - razzi a lungo raggio. Notizia che ha provocato l'ira del Cremlino, che avverte: Le nuove forniture americane contribuiranno solo ad aggravare l'escalation. Sui rifornimenti bellici le posizioni dei paesi ancora una volta divergono: se c'è chi morde il freno, altri – come il presidente lituano - auspicano il superamento della fatidica "linea rossa". Sui 200 caccia, del resto, Kiev non cede, vuole proteggere i suoi cieli in vista della grande offensiva che Mosca starebbe preparando nelle prossime due o tre settimane. I combattimenti più duri devono ancora arrivare, ha dichiarato il segretario del consiglio per la sicurezza dell'Ucraina Danilov: i prossimi mesi – afferma - saranno cruciali per il corso della guerra. Biden e Zelensky potrebbero parlare dell'invio di nuove armi di persona, se è vera la notizia di un loro incontro in Polonia. Chi invece non ha ancora inviato aiuti militari, oltre ad Ungheria e Austria, è Israele, ma sta esaminando la questione, almeno così ha detto - su specifica domanda - il premier Netanyahu, disponibile a mediare tra Russia e Ucraina se entrambe le parti, e gli Usa, glielo domandassero. Ma la sua riflessione sulla possibile fornitura di armi ha già messo sull'attenti Mosca. E mentre sul campo fonti Ucraine riferiscono di una Bakhmut rasa al suolo, con i russi che stanno uccidendo chiunque, Zelensky - a due giorni dal vertice a Kiev con l'Ue - attende sviluppi positivi sull'integrazione europea. Proprio in vista dei colloqui sulle riforme, in risposta a sospetti di operazioni illegali, le autorità ucraine hanno licenziato "l'intera dirigenza dell'agenzia delle dogane". Il presidente è fiducioso su buone notizie da Bruxelles, ma c'è chi teme le ripercussioni di un'adesione: gli altri stati membri sarebbero chiamati a intervenire nel conflitto. Non una guerra economica o commerciale, ma militare vera e propria, combattuta sul suolo ucraino anche da truppe europee. Solo timori, ad oggi, mentre la missione di addestramento UE si fa più ambiziosa: fonti la dicono pronta a preparare 30.000 soldati ucraini, anche i carristi necessari a guidare "l'alto numero di tank", a disposizione entro la primavera.
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