Ucraina: resta critica la situazione alla centrale nucleare di Energodar

Consueto rimpallo di accuse sugli attacchi all'infrastruttura. Per il resto il conflitto, in questa fase, è caratterizzato da un sostanziale stallo su tutti i fronti

Due contendenti sfiniti, incapaci di sferrare il colpo del ko. Utilizzando una metafora pugilistica potrebbe essere questa la fotografia della situazione sul campo; che rimanda a scenari da prima guerra mondiale. Fronti sostanzialmente fermi da giorni; e ciò nonostante un utilizzo massiccio delle artiglierie, e scontri feroci, specie nel Donbass: epicentro del conflitto. L'intelligence britannica parla di un aumento della pressione russa nel Donetsk, con risicati guadagni territoriali. L'ipotesi è che il Cremlino intenda attirare altre unità ucraine, ad est, in vista dell'annunciata controffensiva di Kiev nell'oblast di Kherson. Ma è l'imprevedibilità il tratto distintivo di questo conflitto; e ogni speculazione va considerata con beneficio d'inventario, specie se proveniente da fonti non neutrali. Esemplare la questione degli attacchi alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. I russi segnalano nuovi colpi d'artiglieria su Energodar: la città – da mesi in mano alle forze del Cremlino – che ospita l'infrastruttura. Kiev risponde ribadendo quella che si può definire la tesi dell'”auto-bombardamento” da parte degli occupanti; che apparentemente mal si concilia – tuttavia – con le contestuali accuse, rivolte a Mosca, di utilizzare la centrale come base militare. Versioni diverse anche sui rischi. Il ministero della Difesa russo sostiene infatti come i livelli di radiazioni, intorno al sito, rimangano “normali”. L'operatore ucraino Energoatom sottolinea invece la possibilità “di perdite di idrogeno e polverizzazione di sostanze radioattive”; e chiede alla “comunità mondiale di adottare misure immediate per costringere la Russia a lasciare” Zaporizhzia.

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