Ucraina: segnali di un'imminente offensiva su Kherson. Residenti esortati ad andarsene “immediatamente”

Nuovi strike russi, intanto, sulle infrastrutture energetiche ucraine. Segnalati estesi blackout

Da un'analisi delle recenti misure adottate, risulta evidente come la Russia si stia strutturando per un conflitto prolungato. E con una funzione messianica, stando alla narrazione del Cremlino; che parte dall'assunto del collasso “irreversibile” dell'”egemonia occidentale”. La realtà parla piuttosto di gravi difficoltà per le forze di occupazione, e di un decisivo appoggio dei Paesi NATO a Kiev. Con queste premesse ogni scenario – anche il più apocalittico – pare un'opzione credibile. Da qui il pragmatismo del Pentagono, che dopo il colloquio telefonico tra Austin e Shoigu, ha posto l'accento sulla necessità di mantenere linee di comunicazione con Mosca. Quanto alle speranze di un negoziato, alcuni analisti guardano al combinato disposto delle elezioni di midterm e del G20, come ad un possibile punto di svolta. Solo speculazioni; concreta, invece, per la popolazione ucraina, la prospettiva di un inverno al freddo.

Anche oggi strike su impianti energetici, ed estesi blackout. Pressanti le richieste di nuovi sistemi d'arma da parte di Kiev; il Primo Ministro Shmyhal si è rivolto a Berlino, paventando il rischio di uno “tsunami migratorio”. Probabilmente previsto, dall'artefice di questa campagna di demolizione delle infrastrutture critiche: il generale Surovikin; determinato – con qualunque mezzo – a portare il caos nella logistica militare ucraina, per stabilizzare i fronti. Tanto brutale quanto chiaro, in questo caso, l'obiettivo strategico. Più difficile sarebbe invece trovare un senso ad un'ipotetica distruzione della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka, peraltro da mesi sotto il controllo di Mosca, e decisiva per l'approvvigionamento idrico della Crimea. Secondo Zelensky i russi – in vista di nuovi rovesci militari - avrebbero minato l'infrastruttura; creando così le condizioni per un'inondazione catastrofica. “Cupio dissolvi”, insomma; ma in assenza di un completo ritiro da Kherson, una simile mossa equivarrebbe ad un suicidio innanzitutto per le truppe del Cremlino: a quel punto totalmente isolate ed esposte agli attacchi ucraini. Due i tentativi di avanzata respinti nei giorni scorsi; ma la situazione, per gli occupanti trincerati oltre la sponda occidentale del Dnepr resta critica, e pare imminente una nuova spallata delle forze di Kiev. Tanto che le autorità filo-russe hanno esortato i residenti del capoluogo a lasciare “immediatamente” la città. In corso da giorni l'evacuazione di migliaia di civili.

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