Ucraina: Segretario NATO non esclude che Bakhmut possa cadere a breve in mano russa

In ambito UE si parla intanto della necessità di una sorta di economia di guerra per far fronte alla “fame” di munizioni di Kiev. Caos in Georgia; dopo l'assalto al Parlamento nuove manifestazioni di piazza

Totalizzante il conflitto in corso, anche a livello di comunicazione. E allora pure una ricorrenza come l'8 marzo può rappresentare lo spunto per tenere coeso il fronte interno; facendo leva sul patriottismo. Sia Putin che Zelensky hanno posto l'accento sulle donne che si trovano in prima linea. Bandite parole come “pace”, “dialogo”; anche in ambito UE. Dove il confronto è dominato ormai da questioni prettamente belliche, come la carenza di munizioni da inviare a Kiev. Impensabili, fino a qualche tempo fa, le sollecitazioni provenienti dal Commissario Breton; che ha insistito sulla necessità di muoversi “in una sorta di economia di guerra”.

E' la logica del “whatever it takes”; molto apprezzata dal Segretario Generale NATO. Stoltenberg non ha mancato però di soffermarsi sulla situazione a Bakhmut; non escludendo la possibilità che “nei prossimi giorni” cada in mano russa. Dichiarazioni che in un qualche modo collidono con la narrazione prevalente a Kiev: quella della città-fortezza da difendere ad oltranza. Ma potrebbe rivelarsi una trappola; ad alto rischio anche ripiegamenti in piccoli gruppi, mentre cresce la pressione dei contractors della Wagner, che rivendicano il pieno controllo della parte orientale. Nelle scorse settimane era trapelata una certa insoddisfazione, da oltreoceano, per la strategia seguita dai decisori ucraini; e c'è chi vede un velato messaggio a Kiev anche nelle recenti indiscrezioni di stampa, riguardanti il sabotaggio del Nord Stream.

Nient'altro che speculazioni; mentre si susseguono focolai di crisi. Come in Georgia, scossa da proteste di piazza dopo il primo “si” al progetto di legge per l'introduzione di un registro per le organizzazioni considerate agenti di influenza straniera. Provvedimento sulla falsariga di quello già in vigore in Russia. Da qui le bordate, sia da Bruxelles che dall'Ambasciata americana. Nel caos di Tbilisi Mosca vede il rischio di una nuova “rivoluzione colorata” nell'estero vicino. Al momento la reazione è affidata al sarcasmo di Zakharova. “Ora è chiaro – ha detto - perché gli Stati Uniti non sono ancora nell'Unione europea: da loro questa legge è in vigore dal 1938”.

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