Ucraina: sostanziale stallo nel Donbass; mentre crescono le tensioni tra Mosca e le cancellerie occidentali

Timori intanto di una ulteriore escalation, dopo le accuse dei vertici russi per la strage alla Crocus City Hall

Destinati a perdersi nell'attuale loop di violenza e minacce, gli appelli del Papa – come quello odierno - affinché tacciano le armi. E ciò non tanto per l'evolversi della situazione sul campo: minimi gli avanzamenti dei russi, dopo la presa di Avdiivka; e truppe ucraine impegnate a fortificare le linee, come sottolineato proprio oggi da Zelensky. Potenziale stallo che potrebbe favorire trattative per un congelamento del conflitto sul modello coreano. Ma sembra piuttosto prevalere la reciproca convinzione dei belligeranti che sia l'altra parte, infine, a collassare per consunzione. Da qui battaglie apparentemente insensate; e il rischio di un catastrofico allargamento del conflitto.

Nei giorni scorsi un missile russo – in volo verso Leopoli – avrebbe violato per alcuni secondi lo spazio aereo polacco. Il Governo di Varsavia ha reagito ventilando la possibilità di abbattere ordigni in avvicinamento. “Difenderemo ogni centimetro della NATO”, ha ribadito oggi il Pentagono. Mentre in Europa – dopo la fuga in avanti di Macron – è ormai a tutti gli effetti oggetto di dibattito un eventuale invio di truppe in Ucraina. Onnipresente il tema della guerra. Fonti di Bruxelles riferiscono di un generale favore dei 27 all'utilizzo per fini militari dei profitti degli asset russi congelati; e ciò nonostante il possibile impatto sugli investimenti extra UE.

In questo clima le reazioni alla strage alla Crocus City Hall di Mosca. Terminate le ricerche tra le macerie; bilancio pesantissimo: 140 morti, 360 feriti; una ventina in condizioni gravi. Smentita seccamente da Kiev la tesi della “pista ucraina”, di cui aveva parlato in modo esplicito – pur senza presentare prove - il capo della FSB. Versione – quella di Bortnikov - che sembrerebbe peraltro cozzare con quanto dichiarato dal Presidente bielorusso Lukashenko, riguardo la tentata fuga dei presunti autori materiali del massacro. Il parlamento russo punta comunque il dito contro Stati Uniti ed Occidente, con la più infamante delle accuse: l'organizzazione ed il finanziamento di atti terroristici. Sempre più estremo il confronto dialettico tra blocchi. Biden è tornato a definire “macellaioPutin durante un comizio elettorale.

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