Ucraina: spiragli di speranza dopo i negoziati di Istanbul, ma i bombardamenti non cessano

35esimo giorno di guerra. Mariupol sarebbe ormai quasi completamente in mano russa

Indubbiamente un passo in avanti verso una soluzione diplomatica della crisi, quello compiuto ieri, sulle rive del Bosforo. Sul punto nodale della neutralità di Kiev sembra ormai a portata di mano una mediazione, pur molto complessa; ma vari analisti ritengono che la situazione sui campi di battaglia non sia ancora sufficientemente “matura” per un accordo definitivo. Anche perché il Presidente ucraino – proprio ieri sera – ha dichiarato come l'integrità territoriale del proprio Paese non possa essere oggetto di compromesso. Il cammino è insomma in salita.
Non favoriscono certo il dialogo, poi, i bombardamenti russi, registrati nella notte, nei pressi di Kiev e dell'oblast di Chernihiv; e ciò dopo l'annuncio di Mosca di voler ridurre in modo radicale l'attività militare in queste due regioni. Più probabile, invece, come sostiene anche il Pentagono, una rimodulazione dell'offensiva. Mantenere una significativa presenza di truppe – pur trincerate, e su posizioni più arretrate – nella zona della Capitale, impedirebbe infatti un ridispiegamento di parte delle forze ucraine nel quadrante di sud-est, dove sono in corso le battaglie più importanti di questo conflitto; con il progressivo consolidamento del “corridoio” fra la Crimea e le repubbliche separatiste del Donbass.
Fonti russe danno già per “tecnicamente caduta” Mariupol; ma la presenza di sacche di resistenza – in alcune zone della città sul Mar d'Azov – ha un valore non indifferente, al tavolo negoziale, per Kiev. Da qui la volontà del Cremlino di chiudere al più presto la partita. Tutto ciò comporta ovviamente pesanti ripercussioni, da un punto di vista umanitario. L'UNHCR fa sapere intanto come siano più di 4 milioni i rifugiati fuggiti dall'Ucraina, dall'inizio dell'invasione. Da segnalare in queste ore anche l'incontro fra i capi delle diplomazie di Russia e Cina. Sergei Lavrov ha sottolineato come i due Paesi parlino “con una voce sola negli affari globali”. Definite inoltre “illegali e controproducenti” le sanzioni contro Mosca.

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