Ucraina: stenta la controffensiva di Kiev. Tensioni crescenti su centrale nucleare di Zaporizhzhia

Mosca replica intanto alle recenti dichiarazioni dell'ex Segretario NATO Rasmussen

L'impressione è che la cosiddetta “Finestra di Overton” si stia spostando su ipotesi fino ad ora considerate tabù, tanto appaiono estreme. Giorni fa l'ex Segretario Generale della NATO Rasmussen aveva paventato la possibilità di un invio di truppe in Ucraina, da parte di Polonia e Paesi Baltici, qualora al prossimo vertice di Vilnius Kiev non ottenga garanzie di sicurezza tangibili. Evidentemente non una boutade, per Mosca; che tramite il viceministro agli Esteri ha messo oggi in guardia Washington – ritenuto dominus assoluto dell'Alleanza Atlantica – dalla pericolosità di una simile mossa. Un chiaro messaggio a NATO e Stati Uniti anche il recente annuncio di Putin circa l'imminente dispiegamento dei temuti Sarmat: missili balistici intercontinentali capaci di inserire in zona suborbitale fino a 15 testate nucleari.

Zelensky ha dal canto suo espresso dubbi sul fatto che Putin sia pronto ad usare armi atomiche; “drammatizzare” questo tipo di rischio non sarebbe peraltro nell'interesse di Kiev. Ha tuttavia accusato la Russia di valutare un attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. “Ennesima menzogna”, ha replicato il Cremlino. Nebbia di guerra, come in occasione dello scambio di accuse per la distruzione della diga di Kakhovka. Il bacino idrico a nord – nel frattempo - si starebbe gradualmente prosciugando, offrendo alle forze ucraine nuove, seppur ancora teoriche, direttrici di attacco. Ma fino ad ora stenta la controffensiva ucraina. Ieri è stato lo stesso Zelensky a riconoscerlo; parlando di progressi più lenti del previsto. Poco affidabili, da entrambe le parti, le stime delle perdite.

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