Ue: 10 stati presentano documento a sostegno del nucleare, dibattito aperto anche in Italia
Il rialzo dei prezzi di materie prime e energia ha accelerato, anche nel Belpaese, il dibattito sull'energia nucleare
Negli ultimi anni le temperature in Italia sono salite più velocemente rispetto al mondo. Dal 1880 a oggi l'aumento è stato di 2,4 gradi, contro una media mondiale che sfiora l'1. Un trend a dir poco preoccupante innescato dal riscaldamento globale che anche nello Stivale produce effetti reali e contingenti. Secondo il report “10 key trend sul clima 2021”, pubblicato a luglio da Italy4Climate, iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nel 2020 lo European severe weather database ha censito per l’Italia “quasi 1.300 eventi meteorologici estremi connessi al cambiamento climatico. Si tratta del valore più alto mai registrato dopo l’anno record 2019. Dal 2008 si sono moltiplicati otto volte e sono cresciute tutte le tipologie di eventi estremi”.
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Effetti che non sono chiaramente solo italiani, tanto che dieci stati membri dell'Unione europea hanno pubblicato un documento a sostegno dell’energia nucleare, sottolineando il ruolo che, a loro dire, potrebbe svolgere contro il riscaldamento globale. Firmato dal ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, e dal viceministro con delega all’Industria, Agne’s Pannier-Runacher, in base testo si sostiene anche che il nucleare “contribuisce in modo decisivo all’indipendenza delle nostre fonti di produzione di energia ed elettricità”. Il documento porta la firma di Francia - che ha oltre 50 reattori e un fabbisogno energetico soddisfatti per tre quarti dall’energia atomica - Romania, Repubblica Ceca, Finlandia, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Polonia e Ungheria.
Un'accelerazione dovuta anche al rialzo dei prezzi delle materie prime e dell'energia, soprattutto del gas. I firmatari affermano infatti che l’energia nucleare “protegge i consumatori europei dalla volatilità dei prezzi”. E ritengono pertanto “assolutamente indispensabile che l’energia nucleare venga inserita nel quadro della tassonomia europea entro la fine di quest’anno”, ovvero nell’elenco delle energie ritenute virtuose sia per il clima che per l’ambiente che la Commissione deve proporre nei prossimi mesi. Intanto l’Inghilterra ha approvato un piano per la decarbonizzazione che prevede una crescita di energia prodotta dal nucleare e il presidente Macron ha promesso un piano da 30 miliardi di nuovi reattori.
Diversa invece la posizione della Germania che da tempo ha annunciato di dismettere la sua “flotta” di centrali nucleari entro il 2022; scelta che ha però portato lo Stato ad essere sempre più dipendente da carbone e metano. Di possibile ritorno al nucleare si è parlato anche in Italia, dopo una frase del ministro Roberto Cingolani che a inizio settembre ha riaperto per qualche giorno il dibattito e portato l’attenzione sul nucleare di quarta generazione “senza uranio arricchito e acqua pesante”. “Acqua pesante” però già non utilizzata nei reattori operativi, mentre pare difficile che si possa fare a meno dell'Uranio arricchito. Ma il dibattito, anche in Italia e nonostante il referendum del 1987, si è ufficialmente aperto.
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