La Bce non si ferma e alza i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali alla cifra record del 4,50%. A Francoforte, dunque, è prevalsa la linea dei falchi, improntata sull’aumento del costo del denaro per frenare l’inflazione a ogni costo e portarla all’obiettivo del 2% nel medio termine. Anche se la decisione, nel board della Bce, è stata presa con una maggioranza solida. La parola d’ordine è raffreddare l’economia, nell’intento di vedere i benefici, soprattutto sui salari, di un’inflazione più bassa, anche al costo di scontare il prezzo nell’immediato su mutui, prestiti e attività economiche.
"È probabile che l'economia nell'eurozona resterà debole”, avverte Lagarde. La Banca centrale europea "non vuole una recessione", ma adempiere al proprio mandato, che è "la stabilità dei prezzi", ha rimarcato. Non si sa se i tassi saliranno ancora, “il focus ora – spiega l’inquilina dell’Eurotower - si sposta sulla durata, ma non possiamo dire che abbiamo raggiunto il picco" dei tassi. Gli esperti della Bce, intanto, hanno lievemente rivisto al ribasso le proiezioni dell’inflazione, stimata al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2%, vicino all’obiettivo, solo nel 2025. Proprio ieri, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva indicato come grande sfida economica quella “data dall'inflazione persistentemente elevata”.
“Christine Lagarde e la Banca centrale europea - ha detto - stanno lavorando sodo per tenere sotto controllo l'inflazione” ma “il ritorno all'obiettivo a medio termine della Bce - ha avvertito - richiederà tempo”.
Fabio Fantozzi (La Presse)