Produrre il 40% delle tecnologie green ed estrarre il 10% dei minerali critici entro il 2030. E’ questo l’obiettivo del piano industrie a emissioni zero e della proposta per le materie prime lanciato oggi dalla Commissione europea. Dopo la mega dose di sussidi stanziati dagli Usa per le aziende americane, Bruxelles dunque non vuole restare a guardare e prova a rilanciare le sue imprese nell’ottica dell’autonomia strategica.
Tutta una serie di settori – come il solare, l’eolico, le batterie, il biogas - potranno accedere ai finanziamenti dai fondi Ue e beneficiare di procedure di autorizzazione più semplici e regole più ampie per gli aiuti di Stato. Tra le fonti è stato inserito anche il nucleare avanzato, purché abbia scarti minimi e piccoli reattori modulari.
L’Ue fissa poi l’obiettivo ambizioso per lo stoccaggio di anidride carbonica di 50 milioni di tonnellate entro il 2030. La Commissione ha voluto, infine, imprimere anche un’accelerazione sul fronte dell’idrogeno, presentando in anticipo il funzionamento dell’annunciata Banca dell’idrogeno per finanziare i progetti su questa fonte pulita che si evolve a una velocità estrema. In autunno ci saranno già le prime aste.
A completare il quadro il provvedimento sulle materie prime critiche, essenziali per far funzionare l’industria green-tech, pensiamo alle batterie e ai microchip. Ad oggi l’Europa è del tutto dipendente dai paesi terzi e per certi minerali dipende solo dalla Cina. Per invertire questa tendenza il regolamento punta a raggiungere almeno il 10% del consumo annuo per l'estrazione, il 40% per la lavorazione e il 15% per il riciclo, mentre ci sarà un tetto del 65% per le importazioni da un solo paese.
Fabio Fantozzi