Aria di tempesta negli Stati Uniti, dopo la rivelazione choc di Donald Trump circa il suo possibile arresto, già martedì. Alla base della prevista incriminazione una vicenda che all'epoca fece clamore: il presunto pagamento di 130.000 dollari all'ex pornostar Stormy Daniels. Storia completamente inventata, ha ribadito l'ex Presidente; che si è scagliato contro l'ufficio del Procuratore di Manhattan, definito corrotto e politicizzato. E poi l'invito ai propri sostenitori a manifestare; “riprendiamoci il Paese”, ha tuonato. Suona come un deja vu di quanto accadde a Capitol Hill. Quando emersero drammaticamente le profonde faglie in seno alla potenza egemone. Con l'aggravante questa volta del caos finanziario innescato dal crac di Silicon Valley Bank. Le rassicurazioni di Biden sembrano al momento cadere nel vuoto; rischiando di affossare le sue chance in vista delle Presidenziali. Non è l'unica insidia. Parrebbe in contrazione infatti il favore dell'opinione pubblica riguardo il massiccio sostegno a Kiev. Sul punto, nelle scorse settimane, i ripetuti affondi di Trump; che però rischia di essere tagliato fuori dalla corsa. Ma anche il principale sfidante in casa repubblicana – Ron DeSantis – pare condividere il medesimo scetticismo sulla linea di massima pressione contro Mosca. Posizione che evidentemente paga robusti dividendi politici. Al momento pare tuttavia esservi una sorta di pilota automatico, in questa crisi. Altamente improbabile una soluzione negoziata del conflitto, dopo il mandato d'arresto contro Putin spiccato dalla Corte Penale Internazionale.
Peraltro nello stesso giorno dell'ufficializzazione della visita di Xi Jinping in Russia; accompagnata dall'esplicito rifiuto, da parte della Casa Bianca, a sostenere in questa fase proposte di un cessate il fuoco. Il Cremlino sembra percepire tutto ciò come la conferma di una minaccia esiziale da parte di quello che definisce “Occidente collettivo”. In occasione del nono anniversario dell'annessione della Crimea visita a sorpresa, del Presidente russo, ad un centro per bambini di Sebastopoli. Palese il messaggio di sfida al Tribunale dell'Aia. Mosca sottolinea intanto come un eventuale accordo per l'Ucraina debba comprendere anche la cancellazione di tutte le cause legali. Ma nei fatti sarà il campo di battaglia a decidere; con le truppe di Mosca, in costante pressione nel Donbass. Epicentro degli scontri resta Bakhmut. Sempre più circoscritta l'area ancora controllata dai difensori. Con il rischio che il continuo invio di riserve, da parte di Kiev, possa compromettere l'efficacia dell'annunciata controffensiva di primavera. Unico segnale di speranza, in questa guerra senza compromessi, l'annuncio di Erdogan di un'estensione dell'accordo sulle esportazioni del grano.