USA: Repubblicani alla Camera accusano Biden di abuso di potere e ostruzione della Giustizia

Evocato l'impeachment. Imminente – intanto - l'avvio della Convention democratica, che incoronerà la front-runner Kamala Harris. Proteste filo-palestinesi, a margine della kermesse di Chicago

Pessimo lunedì per Joe Biden; nel mirino di ben 3 commissioni della Camera a maggioranza repubblicana. Secondo le quali vi sarebbero “prove schiaccianti” di condotte passibili di impeachment. Nero su bianco l'accusa di aver “defraudato gli Stati Uniti per arricchire la propria famiglia”, quando era vicepresidente; favorendo gli affari del figlio Hunter. Contestazioni sempre respinte con sdegno; anche questa volta, peraltro, non vi sarebbero i numeri per una condanna in Senato. Difficile però immaginare un epilogo più amaro della carriera politica del commander-in-chief. Indotto obtorto collo dal proprio stesso partito, ad abbandonare la corsa alla Casa Bianca. Quando invece doveva essere lui, oggi, ad essere incoronato alla Convention di Chicago, dopo primarie senza storia. Quest'ultima tegola – da Capitol Hill – parrebbe rovinargli persino il discorso d'addio; il passaggio di testimone, fra gli applausi, a Kamala Harris. La cui candidatura pare aver avuto l'effetto di un defibrillatore sulle chance elettorali dei democratici; destabilizzando dall'altra parte la campagna di Trump: inizialmente tarata sulle fragilità senili del Presidente. Da qui il continuo rinfacciare alla rivale di essere entrata in gara senza il voto della base, oltre agli attacchi sul piano personale. “L'avete sentita ridere? - ha detto il tycoon in un comizio - Quella è la risata di una persona pazza”.

Più che uscite di questo tipo, tuttavia, a preoccupare la candidata Dem è forse il malcontento interno sulla questione mediorientale. Schierata addirittura la Guardia Nazionale per gli attesi cortei pro-Gaza, a margine della kermesse. Da alcuni manifestanti l'accusa al partito di finanziare quello che è stato definito un “genocidio”; cui si sommano i ripetuti appelli ad un cessate il fuoco. Vaga, però, la vice-presidente; quando le è stato chiesto se Netanyauh sia pronto ad accettare un accordo. “Non parlerò prima di lui, ma vi dirò che queste conversazioni sono in corso, e non molliamo”. Gli attuali colloqui “potrebbero essere l'ultima” possibilità per una tregua, ha dichiarato dal canto suo Blinken.

Oggi un incontro di 3 ore con il Premier israeliano; che ha confermato l'invio nei prossimi giorni di una squadra negoziale al Cairo. Ma il mandato ricevuto è “limitato”, hanno fatto sapere ai media fonti dello stesso team dello Stato Ebraico. Dall'altra parte Hamas ha sottolineato come non vi sia alcun progresso nel negoziato; rivendicando piuttosto – insieme alla Jihad islamica - la responsabilità del fallito attentato di ieri sera a Tel Aviv; in cui un palestinese è rimasto ucciso dall'esplosione di un potente ordigno che portava in uno zaino.

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