USA: segnali di “disgelo” alla Cina al forum Shangri-La Dialogue di Singapore
Il capo del Pentagono ritiene "essenziale" il dialogo per evitare calcoli errati che potrebbero portare ad un conflitto. Stallo intanto sui campi di battaglia ucraini, in attesa della controffensiva
Stasi sui vari fronti, dopo la sanguinosa epopea di Bakhmut. Quotidianità caratterizzata piuttosto dal massivo uso di droni, per portare il caos nelle altrui retrovie; oltre agli ormai ripetuti sconfinamenti nella regione russa di Belgorod: operazioni rilevanti da un punto di vista psicologico, ma tatticamente velleitarie. Spazio allora alla guerra di comunicazione, in attesa della più volte annunciata grande mossa di Kiev. Zelensky ha rivelato oggi come l'Ucraina sia pronta a lanciare la controffensiva. “Crediamo fermamente che avremo successo”. Al contempo considerazioni che paiono in un qualche modo un messaggio all'Occidente. Come la vulnerabilità alla minaccia aerea russa, che comporterebbe un alto numero di perdite. Evidente il sottotesto: sarebbe stato necessario un supporto più deciso. Espresse anche preoccupazioni riguardo i possibili effetti - sulla partita degli aiuti – di un futuro avvicendamento alla Casa Bianca. Pare insomma che la prospettiva sia quella di un conflitto di lunga durata; al netto dell'apparente endorsement a Biden.
Il Presidente ucraino ha infine sollecitato Pechino, affinché non rimanga “a guardare – ha detto – la gente morire”. Qualcosa di estremamente rilevante, peraltro, sta accadendo nei rapporti fra le due Superpotenze. Prima le indiscrezioni di un viaggio nella Repubblica Popolare del capo della CIA Burns; nelle scorse ore l'intervento del Segretario della Difesa Austin al forum di Singapore. Auspicata una linea diretta con le forze armate cinesi, per la gestione di situazioni di crisi. Segnale di apertura non banale, dopo mesi di tensioni. La contropartita potrebbe forse riguardare il dossier ucraino. Continuano ad arenarsi, intanto, i progetti per una soluzione negoziata. Come quello proposto dall'Indonesia: cessate il fuoco “sulle posizioni attuali”, zone demilitarizzate, ed eventuali referendum sotto egida ONU nelle “aree contese”. Il primo siluro è arrivato dall'Alto Rappresentante UE Borrell: deve essere una “pace giusta – ha detto -, non una pace di resa”. Ipotesi definitivamente affossata, a stretto giro, dalle autorità di Kiev.
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