Vaccini, Draghi: “Nessuna scusa sui ritardi”; anche l'Italia nella filiera del confezionamento delle fiale
Alla videoconferenza dei leader Ue, il premier Mario Draghi sprona le aziende farmaceutiche affermando che non dovrebbero essere scusate per i loro ritardi sulla consegna dei vaccini. Richiamando gli esempi del Regno Unito e degli Stati Uniti, che tengono per loro le dosi, Draghi ha chiesto perché l'Europa non possa fare altrettanto, invitando anche a guardare ad altre produzioni fuori dell'Ue. Per rallentare la corsa delle mutazioni - ha osservato - occorre aumentare le vaccinazioni. Per questo, secondo il premier, serve un'azione coordinata a livello europeo, rapida e trasparente.
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Con 51,5 milioni di dosi di vaccini distribuiti complessivamente nell'Unione a fine febbraio, e solo l'8% di europei che hanno ricevuto almeno la prima immunizzazione, i capi di Stato e di governo hanno chiesto che la Commissione adotti un approccio più rigido nell'applicazione del controllo delle esportazioni per quelle aziende farmaceutiche che non rispettano i patti. "Non sarà un blocco dell'export - ha detto Emmanuel Macron - perché questo comporterebbe una frammentazione della produzione mondiale". Ma la strada è quella di penalizzare chi non rispetta le consegne.
I grafici presentati sulle dosi previste in consegna nel secondo e nel terzo trimestre, come rilevato da Draghi, non rassicurano, perché non offrono certezza. Difficile dunque raggiungere l'obiettivo, ribadito dalla presidente dell'Esecutivo comunitario Ursula Von der Leyen, di immunizzare il 70% della popolazione adulta, ovvero 255 milioni di persone entro fine estate. Decisivo sarà l'ampliamento del numero degli impianti coinvolti nella filiera. "I passi avanti si vedono già, con le nuove produzioni di BioNtech in Austria e Germania. In particolare la fabbrica di Marburg potrebbe arrivare alla produzione di un miliardo di dosi per luglio", ha annunciato Von der Leyen. Ed anche l'Italia potrà giocare un ruolo di primo piano, con due siti per il 'fill and finish', il confezionamento dei prodotti iniettabili.
Rimane aperta inoltre la strada sul passaporto Covid per tornare a viaggiare e dare così ossigeno alle economie che vivono di turismo. Serviranno però mesi per sviluppare un sistema europeo. L'obiettivo è comunque scongiurare "misure unilaterali", come quelle ventilate dal cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, e dal greco Kyriakos Mitsotakis. "Tutti hanno concordato sul fatto che serva un documento digitale che certifichi il vaccino" e che sia "compatibile" nei diversi paesi europei, afferma Angela Merkel alla stampa tedensca. "Ci aspettiamo che siano pronti per l'estate", ha anche spiegato. Ma non succederà che non si possa viaggiare senza, ha aggiunto, "una decisione politica a riguardo non è stata presa".
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