Definita dai media russi "un'accoglienza che potrebbe sorprendere anche un ospite VIP che ha visto tutto” si è conclusa la visita del Presidente Vladimir Putin ad Abu Dhabi.
Petrolio, energia nucleare, aviazione e ambiente, sono stati i temi principali discussi dal Principe ereditario emiratino Mohamed bin Zayed e dal Presidente russo che, con la firma di diversi accordi commerciali, hanno rafforzato i rapporti tra i due Paesi. Gli Emirati Arabi sono il principale partner della Russia nel Golfo, con un commercio bilaterale che ha raggiunto l’anno scorso oltre 3 miliardi di dollari, ma l'ultima visita del Presidente russo risaliva al 2007.
In particolare, la Adnoc, la compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, ha assegnato alla società russa Lukoil una quota del 5% nel giacimento di gas offshore di Ghasha, prima volta che una azienda energetica russa partecipa alle attività di esplorazione e produzione negli Emirati, mentre il fondo sovrano degli Emirati Arabi, Mubadala Investment Company, e il suo omologo russo, il Russian Direct Investment Fund (RDIF) hanno siglato sei nuovi documenti nell’ambito della loro partnership di investimento a lungo termine, cominciata nel 2013: tecnologie avanzate, intelligenza artificiale, assistenza sanitaria, trasporti e logistica i settori nei quali i due Paesi coopereranno con progetti che verranno sviluppati sia in Russia che negli Emirati.
La visita del Presidente russo ad Abu Dhabi ha seguito quella a Riad, definita “un evento storico” dal ministro di Stato saudita per gli Affari Esteri. Tre in particolare, i temi sul tavolo: la stabilizzazione dei prezzi del petrolio, il processo di pace israelo-palestinese, la situazione in Siria e nella regione del Golfo Persico.
Putin ha affermato, durante il suo incontro con il Principe ereditario Mohammed Bin Salman, di poter svolgere un ruolo chiave per allentare le tensioni nel Golfo. Come sottolineato anche dai media emiratini, il graduale disimpegno degli Stati Uniti dal Medio Oriente (con il ritiro dalla Siria nei giorni scorsi), aiuterà infatti a consolidare la posizione della Russia come mediatore di potere nell'area. La posizione di Mosca, che a differenza di Washington dialoga con Tehran, Israele, Hamas ed Hezbollah, potrebbe essere davvero un fattore stabilizzante per i Paesi del Golfo e per tutta la regione.