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Washington Post: incursione ucraina nel Kursk avrebbe fatto saltare negoziato per parziale cessate il fuoco

L'agenzia russa Ria Novosti riporta intanto dell'apertura di un procedimento penale contro i 2 inviati RAI che si erano recati – per un reportage - in una cittadina della regione di Kursk

17 ago 2024

Di fatto più nessuna remora, in questa guerra. Tanto che ogni scenario – anche il più estremo – pare astrattamente possibile; essendo ormai indistinguibile il confine tra realtà e propaganda. Sui media russi sta facendo rumore una presa di posizione del Ministero della Difesa; che ha annunciato una “rapida ritorsione” qualora gli ucraini dovessero colpire la centrale nucleare di Kursk, per poi accusare la stessa Federazione dell'attacco. Ricorrente, da entrambi i lati, il topos della “provocazione”, delle operazioni sotto falsa bandiera. Indirettamente però questo allarme testimonierebbe la profondità della recente incursione di Kiev in territorio nemico; perché l'impianto in questione si trova a circa 90 chilometri dal confine. C'è chi ritiene che la sua conquista fosse l'obiettivo principale del contrattacco; per costringere il Cremlino al tavolo delle trattative non più da una posizione di forza. Mere speculazioni.

Un autentico scoop, invece, quello del Washington Post. Ucraina e Russia – è stato scritto, citando fonti qualificate - avrebbero dovuto inviare delegazioni a Doha verso la fine del mese per negoziare un accordo che fermasse i reciproci attacchi alle infrastrutture energetiche. Poteva essere il prologo di una cessazione delle ostilità; ma l'offensiva nella oblast di Kursk avrebbe fatto deragliare l'iniziativa. Pronta, però, la replica dell'ufficio della presidenza ucraina; che ha sottolineato come il vertice sia stato solo posticipato, e a causa della situazione in Medio Oriente. Si svolgerà in videoconferenza il 22 agosto, è stato detto.

In attesa si definisca la portata di queste rivelazioni prosegue il duello di comunicazione dei belligeranti sull'andamento delle operazioni. Zelensky ha dichiarato come l'Esercito stia “rafforzando” le proprie posizioni nella regione russa invasa; da Mosca invece l'annuncio di attacchi respinti in 3 località. Un fatto, però, la distruzione di un ponte sul fiume Seim di estrema rilevanza logistico-militare; fra le conseguenze riportate anche l'interruzione dell'evacuazione via terra dei civili dell'area. Zakharova ha puntato il dito contro Washington, sostenendo come i missili utilizzati fossero di fabbricazione statunitense





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