Né linee rosse né limiti geografici, nel continuo martellamento israeliano sul Libano. Colpite oggi per la prima volta una località nel nord del Paese, ed il centro di Beirut. Dunque non solo la roccaforte di Hezbollah, alla periferia meridionale della Capitale. Nel mirino i vertici del Fronte popolare per la liberazione della Palestina; oltre al capo del ramo libanese di Hamas. Ucciso, insieme a suoi famigliari, nei pressi di Tiro. Questa insomma la possibile sorte di chiunque sia considerato vicino – politicamente o militarmente - al “Partito di Dio”.
Che resta il bersaglio grosso, dei vertici dello Stato Ebraico; nonostante quelli che – in termini asettici – vengono definiti danni collaterali. Report di civili spazzati via dalle esplosioni; e di un Paese nel caos. Circa 1 milione gli sfollati, secondo Bruxelles; con una situazione umanitaria in rapido deterioramento. Nelle scorse ore l'eliminazione anche del comandante dell'unità dei razzi a lungo raggio, della milizia sciita. Che dopo lo choc per la perdita di Nasrallah, cerca in qualche modo di reagire. Al momento solo sul piano retorico. Il nemico “non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi”, ha dichiarato l'attuale numero due, Naim Qassem. Probabilmente un bluff, visto il quadro attuale. La riprova, forse, nelle prossime ore.
Secondo il Washington Post infatti Israele avrebbe informato gli Stati Uniti del possibile inizio immediato di un'”operazione di terra limitata”. Quanto all'Iran pare intenzionato a defilarsi. Il portavoce del Ministero agli Esteri ha escluso l'invio di truppe in Libano o a Gaza; così come la stessa presenza di proxy di Teheran nella Regione. Dichiarazioni che, a livello di credibilità interna, potrebbero incidere. Netanyahu ha colto la palla al balzo rivolgendosi direttamente ai cittadini iraniani; e prospettando un futuro di pace in caso di regime change.
Euforico il Premier; il cui gradimento – in Israele – è dato in deciso rialzo. Il Paese “sta vivendo giorni di successi storici”, ha tuonato. Forte anche del rinnovato appoggio dell'Amministrazione Biden; che da una parte sostiene di cercare una soluzione diplomatica, e dall'altra – per bocca di Blinken – afferma come il Mondo sia “più sicuro dopo la morte di Nasrallah”. Da valutare infine la postura del Governo di Beirut; anche alla luce delle complesse alchimie istituzionali libanesi. Secondo il Premier Mikati l'Esecutivo sarebbe pronto a schierare l'esercito nel sud del Paese. Le forze armate regolari, peraltro, hanno annunciato oggi la morte di un soldato, in un attacco di droni israeliano.