Yemen: la violenza non si ferma
Era stata accolta con entusiasmo dalla comunità internazionale, la formazione di un nuovo Governo unitario in Yemen, lo scorso 18 dicembre, a seguito dell'accordo di Riad tra il presidente Rabbo Mansur Hadi e il Consiglio di transizione del Sud (Cts). Eppure, su quella che si stava già delineando come una strada verso la pace per porre fine ad una guerra lunga quasi sei anni, è arrivata di nuovo la violenza: diverse esplosioni all'interno dell'aeroporto di Aden hanno ucciso 26 persone e ferite almeno 100, poco prima che i ministri del nuovo esecutivo, tutti illesi, scendessero dal loro volo. L'attentato non è stato rivendicato, ma non si è fatta attendere la controffensiva della coalizione araba, guidata dall'Arabia Saudita e della quale fanno parte anche gli Emirati Arabi, che ha bombardato alcune zone intorno a San'a, sotto controllo dei ribelli sciiti Houti dal 2014, anno di inizio della guerra civile.
Con un governo più solido ed unito, che elimini almeno le divisioni tra Nord e Sud del Paese, la speranza è che lo Yemen possa diventare più stabile, compattando il fronte anti-Houthi con l'obiettivo di contrastare il gruppo sostenuto dall'Iran e di avviare finalmente un processo di negoziati. Intanto i combattimenti con gli Houti non si fermano, in particolare nel governatorato di Ma’rib, area ricca di petrolio, nella città di Hodeida, in quella di Taiz.
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Secondo Marthin Griffiths, inviato speciale dell'Onu per lo Yemen, la formazione del nuovo governo è un passo fondamentale verso una risoluzione politica del conflitto. “Questo atto di violenza inaccettabile è un tragico promemoria dell'importanza di riportare con urgenza lo Yemen sulla via della pace” ha sottolineato Griffiths, augurando al governo la forza di affrontare i difficili compiti che ha davanti a sé. Anwar Gargash, ministro di Stato per gli affari esteri degli Emirati Arabi, ha ribadito come l'attentato non riuscirà a sabotare il progetto di pace.
Il nuovo Governo, guidato dal primo ministro Maeen Abdulmalik, ha giurato il 26 dicembre a Riad, dove per ora trova rifugio anche il presidente Hadi, criticato da molti per non avere ancora fatto ritorno in Yemen, mentre sarà Aden la capitale provvisoria del nuovo esecutivo. Secondo l'Onu, nel corso del conflitto sono morte oltre 230.000 persone e l’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari.