Curioso come in questa fase storica sommovimenti geopolitici di enorme rilevanza, sembrino passare sostanzialmente sottotraccia in Occidente. Come la svolta nello Yemen: Paese dilaniato da anni di guerra civile. Raggiunto nelle ultime ore un accordo preliminare per una tregua tra le fazioni in conflitto: i lealisti, sostenuti dai sauditi, e gli insorti Houthi filo-iraniani. Già iniziati gli scambi di prigionieri. Intesa mediata da Oman e Nazioni Unite; ma resa possibile dal recente - clamoroso - successo diplomatico della Cina; che ha portato al disgelo tra Riad e Teheran: assolutamente impensabile fino a qualche tempo fa. E con effetti a cascata sull'eterna crisi siriana, visto il processo in atto di normalizzazione dei rapporti tra Damasco e vari Paesi arabi, oltre alla Turchia.
Pechino sempre più protagonista, nel quadrante mediorientale, a scapito degli Stati Uniti. Un cambio di paradigma che crea probabilmente inquietudine in Israele. Dove peraltro le tensioni – dopo quanto accaduto nei giorni scorsi - sono già oltre il livello di guardia, vista la coincidenza delle preghiere dell'ultimo venerdì di Ramadan sulla Spianata delle Moschee, e del “Giorno di al-Quds” - di Gerusalemme -; celebrato nei Paesi islamici per esprimere supporto alla causa palestinese. Ad agitare i vertici dello Stato Ebraico anche quanto emerso dai presunti file classificati americani – finiti sui social - circa la postura del Mossad, riguardo le massicce proteste contro la riforma giudiziaria di Netanyahu. Ma è soprattutto in relazione al conflitto in Ucraina, che i cosiddetti “Pentagon leaks” fanno discutere. Potendo scombinare i piani dell'annunciata controffensiva di Kiev; sempre che non si tratti di una sofisticata operazione di guerra cognitiva ai danni di Mosca. Tutto ciò mentre sembra avvicinarsi l'epilogo della battaglia per Bakhmut: la più lunga e sanguinosa, fino ad ora.
È la stessa Intelligence britannica – di certo non una fonte vicina al Cremlino – ad osservare come le forze ucraine si stiano “sistematicamente ritirando dalle posizioni” che occupavano in precedenza nei quartieri occidentali. E ciò – a quanto pare – a seguito dell'appianamento delle divergenze fra il Gruppo Wagner ed il Ministero della Difesa russo. A contribuire al presidio dei fianchi dello schieramento vi sarebbero ora anche truppe aviotrasportate; con i contractors di Prigozhin a sostenere invece il grosso dei combattimenti urbani, in ciò che resta della città contesa. Divenuta nel corso dei mesi un simbolo per entrambi i belligeranti.