CORRISPONDENZA

Yemen: un altro appello dall'Europa per il cessate il fuoco

Dopo che la coalizione araba ha sequestrato, nei giorni scorsi, una nave che trasportava armi iraniane destinate ai ribelli sciiti Houti in Yemen, e a seguito degli scontri che proseguono in tutto il Paese, è arrivato un nuovo appello per un cessate il fuoco immediato dall'Unione Europea e i ministri degli esteri di Svezia, Germania e Regno Unito, in un intervento sul Financial Times, si sono rivolti alla comunità internazionale perché intervenga per porre fine alla tragedia nel Paese.

L'invito, dopo sei anni di guerra e con il Covid-19 che ha portato al limite le capacità sanitarie dello Yemen, è dunque quello di proseguire sulla strada avviata con l'accordo di Stoccolma, siglato nel dicembre 2018, che prevedeva il ritiro dei ribelli sciiti dai tre più importanti porti dello Yemen, Hodeidah, Saleef e Ras Isa, lasciando all'Onu il monitoraggio e la gestione della zona, e con l'accordo di Riyad, del novembre 2019, secondo il quale i combattimenti sarebbero dovuti cessare nell'area meridionale del Paese.

Ma in questi giorni sui media locali si parla anche di un'altra questione cruciale: ad ottobre scadrà la risoluzione dell'Onu che ha imposto l'embargo sulle armi all'Iran. Secondo Brian Hook, rappresentante speciale degli Stati Uniti per l'Iran, nei giorni scorsi in missione qui negli Emirati Arabi, l'embargo, in atto da 13 anni, ha limitato la capacità di Tehran di muovere liberamente le armi, anche se il Paese ha di fatto continuato a fornirle di contrabbando sia in Yemen che in Siria.

Non solo, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa iraniana Fars, entro la fine dell'anno sarà operativa una una base militare iraniana nell'Oceano Indiano, che tornerà ad aggravare la tensione con i Paesi del Golfo e con gli Stati Uniti, i quali conducono operazioni navali regolari per proteggere la navigazione nello Stretto di Hormuz. Intanto i combattimenti tra i ribelli sciiti Houti e la coalizione araba guidata dall'Arabia Saudita continuano, mentre dall'Unicef è arrivato un appello disperato: sei anni di conflitto hanno ridotto al minimo le capacità produttive e alimentari del Paese più povero della penisola arabica, situazione aggravata ora dal Covid-19. Potrebbe salire a 2,4 milioni il numero di bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizione, quasi 8 milioni di minori non vanno a scuola e in migliaia sono reclutati per combattere nei diversi gruppi armati.

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