CONSIGLIO GRANDE E GENERALE

Accuse incrociate nel dibattito sulla crisi di Governo

Per gli ex Segretari di Stato Tonnini e Ciavatta il Governo non fa nessun provvedimento serio per il timore di impatti elettorali negativi. Per Pedini Amati ma anche Renzi ed altri, Rete è uscita dal Governo per arginare la perdita di consensi

Accuse incrociate nel dibattito sulla crisi di Governo.

Elena Tonnini e Roberto Ciavatta hanno illustrato al Consiglio le ragioni alla base delle loro dimissioni dal Congresso di Stato. L'ex Segretario agli Interni ha argomentato la sua scelta sostenendo che non aveva senso andare avanti per scaldare una sedia, visto che da qualche tempo nel Governo non avevano spazio provvedimenti necessari, perché avrebbero potuto avere un impatto negativo a livello elettorale. Ha anche parlato di personalismi e ricatti da parte dei gruppi più piccoli della maggioranza, fin dall'inizio della legislatura. Anche l'ex Segretario di Stato alla Sanità Ciavatta ha detto che a suo avviso non aveva senso proseguire, non potendo fare le cose che servono al paese. “La Dc si basa sul clientelismo – ha detto - e non c'era più la possibilità di portare a casa una riforma seria”. Ciavatta ha fatto notare che ora tutti i gruppi consiliari sostengono la maggioranza, sono determinati per la tenuta del Governo. Entrambi gli ex Segretari di Stato di Rete hanno tuttavia rivendicato l'opera svolta finora nella legislatura, compreso il debito estero, scelta ineludibile - ha spiegato Ciavatta - per dare ossigeno al paese. E' seguito un partecipato dibattito in aula dove sono riemerse le posizioni politiche già manifestate in questi giorni. Dagli esponenti della maggioranza ribadita dunque la volontà e la piena legittimità nell'andare avanti con l'obiettivo principale di chiudere l'accordo di associazione all'Ue, così come auspicato anche dalle principali parti sociali. Accuse dunque a Rete di irresponsabilità, nell'innescare la crisi in questo momento. Non solo: per il Segretario di Stato Pedini Amati l'uscita di Rete risponde ad un calcolo politico tendente a recuperare una palese perdita di consenso. Poco prima l'aveva detto anche Nicola Renzi di Repubblica Futura, secondo il quale la 'nuova' maggioranza, non è legittimata dalle norme vigenti, dopo lo strappo di Rete. Un tema sostenuto a spada tratta anche da Libera. Per Renzi, ma anche per Zonzini di Rete e per Libera, la strada maestra resta quella delle elezioni, dando nel frattempo al Governo la delega a proseguire il negoziato con l'Ue.

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