L'applauso liberatorio e le lacrime di Napolitano: tante emozioni per l'elezione del Presidente della Repubblica
Prima di questo liberatorio momento, in aula regnava un insolito silenzio: l'attesa era tutta per il raggiungimento della fatidica soglia, 505 voti. I più attenti li avevano contati dall'inizio, ed hanno iniziato a fare il conto alla rovescia. L'applauso è così scattato entusiasta. In lacrime anche Giorgio Napolitano, come sempre tra i primi a votare in mattinata.
Sergio Mattarella alle 13 è diventato il 12esimo Presidente della Repubblica italiana. Il primo siciliano in 70 anni di storia repubblicana. Il raggiungimento del quorum era sicuro già allo spoglio della prima urna, si erano contati 300 voti. E per poche unità non è stata raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi: alla fine se ne sono contati 665.
Tutto come da copione, in due giorni l'Italia ha avuto il suo nuovo presidente, e tutto è andato come aveva previsto il vero vincitore di questa elezione, che non è Mattarella, ma Matteo Renzi, che voleva dimostrare di essere il player della politica, un giocatore di primo piano, e lo ha dimostrato. Il suo candidato non è un frutto del famigerato Patto del Nazareno che, è stato così dimostrato, non comprendeva il Quirinale ma solo un'intesa sulle riforme. Con Mattarella Renzi non solo ha ricompattato il suo partito, il Pd, ma tutta la sinistra, che lo ha seguito unita. Riagguantati in extremis anche gli alleati di governo dell'Area Popolare, Alfano ha detto di aver votato Mattarella “con orgoglio siciliano”, ma anche qui c'è qualche crepa, Sacconi si è dimesso da capogruppo. Forza Italia spaccata, alcuni hanno votato scheda bianca ed era evidente perché entravano e uscivano, ma non tutti hanno ubbidito alle direttive, all'appello mancano oltre 30 voti. Berlusconi, comunque, ha inviato un telegramma di congratulazioni a Mattarella. Il M5S ha continuato a votare Imposimato, che resta il secondo candidato più votato. Un voto anche per il senatore Razzi, che ha smentito di essersi votato da solo.
Le prime parole del neo presidente, che per entrare nella pienezza dei poteri giurerà martedì davanti al Parlamento in seduta comune, sono state per gli italiani: "Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E' sufficiente questo”.
E' arrivato alla Corte Costituzionale, dove fino a ieri è stato giudice, a bordo di una Panda grigia. Gli basterà attraversare la strada per arrivare dalla Consulta al Quirinale.
Francesca Biliotti