Era luglio quando il Segretario alle Finanze, ai nostri microfoni, parlava della necessità di preparare un piano di interventi da sottoporre ad un Fondo Monetario “che non ci avrebbe fatto più sconti”. Sono trascorsi due mesi da allora, nel frattempo il Governo è caduto, le coalizioni stanno lavorando ciascuna a ricette per risollevare il sistema, e il giorno della visita è arrivato. Martedì gli esperti di Washington saranno qui. Forse qualche sconto, nonostante a luglio Capicchioni non fosse pronto a scommetterci, ce lo faranno ancora. Anche perché, con le elezioni alle porte, è rimandata a dopo novembre la risposta politica sulle strategie per fare uscire il sistema paese dalle criticità. Con tutta probabilità il Fondo Monetario reitererà le raccomandazioni già pubblicate nel rapporto di maggio, ad esempio sul problema della salute dei bilanci delle banche. Era stato chiesto come primo step la verifica della qualità degli attivi, vale a dire un esame dettagliato dei crediti. Banca Centrale si era detta pronta ad effettuarlo secondo i migliori standard internazionali, in cooperazione con gli istituti bancari. Le criticità sono note, vedi crediti non performanti - non tutti inesigibili - una materia complessa sulla quale si registrano posizioni diverse all'interno, pare, della stessa ABS. È chiaro che non basta la sola verifica, le soluzioni al problema passano per scelte ben precise. Le ipotesi di intervento richiederanno il confronto con la parte tecnica. Incidono sul sistema e chiedono risposte anche la tematica immobiliare, Cassa di Risparmio, le pensioni, per cui saranno richiesti interventi normativi che spetteranno, a questo punto, al prossimo parlamento. Chi vincerà le elezioni sa bene che sarà uno dei punti da mettere al primo posto.
Monica Fabbri
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