Cominciano con un minuto di silenzio, in ricordo delle vittime della barbarie che ha investito Parigi e la Francia, i lavori del Consiglio Grande e Generale. Ed è proprio il mancato riferimento del Congresso di Stato su questi fatti a sollevare le critiche più dure di tutta l'opposizione, eccezion fatta per il gruppo socialista. Il governo non parla e non è neanche presente, accusa Rete. Non ha niente da dire sugli attentati di Parigi, sulla sicurezza interna e sul referendum – ammesso – sul polo della moda. Tutta l'Aula lavora ad un ordine del giorno che riassuma la posizione della Repubblica dopo le stragi, mentre Civico 10 richiama l'attenzione sulla sicurezza dopo la rapina a mano armata a un distributore di benzina e la tentata rapina con metodi molto brutali nei confronti della dipendente di Asset banca. Andrea Zafferani presenta un ordine del giorno che ripercorre tutto quando non è stato fatto e che era già compreso in due testi approvati dall'Aula e che impegna a discutere, entro 6 mesi, le linee politiche da mettere in campo sul budget da destinare alle forze dell'ordine, sulla centrale unica, sulla protezione legale per i membri delle forze di polizia, sull'inserimento del processo per direttissima e sulle regole per gli istituti di vigilanza privata e loro collaborazione con le forze pubbliche. Il Segretario agli esteri è in missione ufficiale in Georgia, replica Giancarlo Venturini ricordando che la Reggenza ha subito inviato un messaggio di solidarietà a Holland e che la Repubblica ha disposto per 3 giorni le bandiere a mezz'asta, per testimoniare la vicinanza delle istituzioni e dei sammarinesi al popolo francese. Davanti ai tentativi di destabilizzazione della democrazia, afferma il Segretario agli interni, dobbiamo tutti riflettere sui valori che hanno dato vita e forma al nostro ordinamento. Sulla sicurezza, anticipa Venturini, si sta cercando di rafforzare la collaborazione con le forze di polizia vicine che, in virtù degli accordi stipulati, si sta sempre più incrementando. Sul fronte interno si è invece al lavoro sulle linee indicate dal Consiglio ma, precisa, si sta cercando di anticipare la costituzione della centrale unica operativa e di incrementare il personale. C'è un terzo ordine del giorno, presentato da Rete che – dopo l'approvazione del referendum sul polo della moda – chiede al governo di interrompere l'esecuzione dei lavori fino a quando la cittadinanza non si sarà espressa. Upr attacca invece la legge sull'editoria “nata male, sviluppata peggio e rilevata inadeguata a livello internazionale”, afferma Marco Podeschi. Se il governo non la modificherà – anticipa – Upr presenterà una sua proposta di legge. Gli obiettivi – sottolinea - non sono stati perseguiti, ancora oggi non c'è la press card. E abbiamo visto cosa è successo con i programmi televisivi italiani. “Manifesto il mio gravissimo disagio, conclude Podeschi, nel vedere che dopo un anno il Congresso di Stato non ha ancora fatto nulla”. Non cambia il “comma Arzilli”. Dopo quasi 2 ore di riunione, l'Ufficio di presidenza ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi sulla proposta di dividere il confronto in due parti: la prima – sulla voluntary disclosure – da esaminare in seduta segreta, la seconda – sulla questione legata alla cronaca raccontata da TV7 – in seduta pubblica. I voti a favore sono stati 35 ma, a norma di regolamento, ne occorrevano 39. Quindi il comma resta segreto nonostante la contestazione avanzata subito da Noi Sammarinesi.
Sonia Tura
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