Bene Comune punta il dito contro scorrettezze e falsità e invita a votare "no" al quesito su Rovereta
Bene Comune parla di barbarie politica di chi si dice nuovo ma è peggio del vecchio. Si rivolge ai detrattori, a chi nega che l'operazione sia stata portata avanti in totale trasparenza, a chi lamenta che la convenzione sia stata discussa in Aula ad Agosto.“Davanti ad una opportunità del genere - dice Nicola Renzi - avremmo convocato il Consiglio anche a Natale”. E ricorda che è la prima volta che una Convenzione è resa pubblica e posta sotto la lente di tutta la politica. Con metodo nuovo, in rottura col passato. La maggioranza rispedisce al mittente insinuazioni che non stanno risparmiando neppure partiti di opposizione. Anche altre forze della minoranza sono state messe alla gogna. Anzi, fanno di più: sfidano chi li accusa a confrontarsi proprio sulla Convenzione, “su cose reali e concrete”, dice Giovagnoli. Maria Luisa Berti invita la cittadinanza a documentarsi perché dire sì al referendum significa decidere di non stare dalla parte dello sviluppo. Bene Comune snocciola tutte le ricadute positive sul tessuto economico, le opportunità occupazionali, l'indotto. “E' vergognoso dire che diamo 65 milioni all'imprenditore – rimarca Gatti – qui si parla di credito agevolato. Si tace invece sul fatto che ci sono garanzie, che per lo Stato non ci sarà mai segno negativo e che incasserà in dieci anni 200 milioni di euro di introiti netti”. Bene Comune sgombra però il campo da dubbi. Gli investitori sono stati chiari: se il polo della moda non si farà a Rovereta, allora non si farà da nessun'altra parte. Almeno non qui a San Marino.
Nel servizio l'intervista a Gerardo Giovagnoli, capogruppo Psd
MF