Berlusconi - Fini: la rottura in diretta televisiva

La rottura tra Berlusconi e Fini si consuma in pubblico e in diretta televisiva. Volano parole grosse, il presidente della Camera punta l’indice contro il presidente del Consiglio. Precedenti simili la politica li ha certamente vissuti, ma a porte chiuse. Lo scontro frontale va in scena alla Direzione Nazionale del Pdl. Berlusconi rivendica il successo elettorale, nega che il partito sia al traino della Lega, si attribuisce un "consenso bulgaro" e sostiene che nel partito c'é già ampia democrazia. Poi fa anche qualche apertura: propone un congresso entro l'anno e - per la prima volta - promette di fare le riforme istituzionali "solo con il consenso di tutti", opposizione compresa. Ed è qui che arriva l'unico applauso di Fini. Quindi è l’ex leader di An a salire sul podio e non fa sconti. Dice di non aver mai messo in discussione la leadership di Berlusconi. Però, aggiunge, è puerile nascondere la polvere sotto il tappeto. Segue un lungo elenco di richieste: smettere di essere una fotocopia della Lega, creare più luoghi di discussione, rimodulare il programma in virtù della crisi, convocare una commissione sul federalismo. Il tutto condito da diversi battibecchi con Berlusconi che più di una volta afferra il microfono per interrompere l'ex leader di An. Ma è nulla rispetto a quello che succede poco dopo. Berlusconi riprende possesso del podio e parte l’attacco frontale. Prima accusa i finiani di aver esposto al pubblico ludibrio il partito, quindi rinfaccia a Fini di averlo minacciato con la formazione di gruppi autonomi. Il finale è al vetriolo. Solo la sospensione dei lavori per la pausa pranzo impedisce che lo scontro prosegua. Fini resta al suo posto. Agli inviti irresponsabili, chiosa il suo gruppo, si risponde con responsabilità.

Sonia Tura

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