Brexit: Boris Johnson abbandona la corsa alla leadership dei Tory
“Non mi candido alla leadership dei Tory”. Ha destato sorpresa – tra le fila dei conservatori – l'annuncio di Boris Johnson; perché l'ex sindaco di Londra – protagonista della campagna per il “leave” - sembrava uno dei più probabili successori del dimissionario Cameron. In lizza per la guida dei Tory, e dell'Esecutivo, a questo punto, restano il ministro della Giustizia britannico - Michael Gove -, e il ministro dell'Interno Theresa May, che oggi ha spiazzato tutti dicendo che – in caso di vittoria – non si terranno elezioni fino al 2020. Acque agitatissime, nel frattempo, tra i Labour. “I nostri amici israeliani non sono responsabili delle azioni di Israele o del governo di Netanyahu, come i nostri amici musulmani non sono responsabili delle azioni del cosiddetto Stato islamico”. Queste parole, oggi, sono costate al leader laburista Jeremy Corbyn – già sfiduciato dal suo gruppo parlamentare – una pesante accusa di antisemitismo. Tutto questo mentre il portavoce della Commissione UE ricorda che l'articolo 50 è l'unico modo per avviare il processo di uscita della Gran Bretagna. Intanto, in Austria, cresce l'attesa per la decisione della Corte Costituzionale, sulla validità del risultato delle Presidenziali che – come noto - avevano visto prevalere di un soffio il candidato dei Verdi Van Der Bellen, sul concorrente della destra euroscettica Hofer. Negli interrogatori sarebbero emerse diverse irregolarità come l'apertura anticipata delle urne e imprecisione nei conteggi. Il responso è atteso per il 7 luglio. E' chiaro che una ripetizione del voto avrebbe effetti pesanti sull'Europa del post-Brexit.
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