C'è una nuova maggioranza: Tonnini e Ciavatta tornano semplici Consiglieri
Il Paese ha una nuova maggioranza. L'Aula prende atto delle dimissioni dei due ex Congressisti di Rete Elena Tonnini e Roberto Ciavatta, che tornano semplici Consiglieri. È il momento dei saluti e degli abbracci: escono Alberto Spagni Reffi e Gloria Arcangeloni. Ci si arriva dopo un lungo dibattito, “deludente” per Teodoro Lonfernini, l'ultimo a prendere la parola nella fase di replica. Si aspettava si parlasse della crisi, e invece ci si è concentrati – dice - sulla legge elettorale. Sintetizza poi il pensiero della Dc, ricordando i 3 anni e mezzo di lavoro “efficace per il paese”. Parole che confermano come, per il Pdcs, quello da Rete sia un divorzio di velluto. Il partito di Via delle Scalette respinge però le accuse di clientelismo, rimarcando il peso delle Segreterie che erano in capo all'ex alleato, la cui scelta di staccare la spina viene letta dai più come calcolo politico, per ottenere consensi in vista delle elezioni. Un “fulmine a ciel sereno” per qualcuno, ma i problemi – ricorda il movimento – andavano avanti da mesi e non c'erano più le condizioni per continuare.
Emergono poi forti frizioni tra Rete e Domani-Motus Liberi, dapprima alleati nella coalizione “Domani in Movimento” ed oggi su fronti opposti. Il partito di Righi viene accusato di attaccamento alle poltrone, di vittimismo, e di aver remato contro i provvedimenti del Governo durante la crisi pandemica. Dal canto suo Motus ritiene Rete tra gli artefici dell'aggressione alla propria attività politica e rivendica con orgoglio le sue posizioni contro chiusure e Green Pass.Con la nuova maggioranza di 33 è un dato di fatto che il partito – con i suoi quattro consiglieri – ora vede aumentare il proprio peso politico.
Poi c'è la “road map” post crisi. La minoranza lamenta l'assenza nel dibattito delle cose da fare, ma il Governo ha già indicato pochi ma fondamentali punti: Europa, contratto Pa, cartolarizzazione degli NPL. Rete si dice pronta a sostenere riforme “degne di questo nome” ma dubita possano arrivare in sei mesi. C'è poi chi, come Libera, vede nelle elezioni o in un Governo di Unità Nazionale la garanzia di quel consenso necessario per politiche di spesa e accordo UE.
Non mancano poi stoccate durante l'aggiornamento delle Commissioni. Nicola Renzi parla di “spettacolo indecoroso”, di “gente che si rincorre per spartirsi posti”. “C'è agitazione e confusione, non è accettabile”, gli fa eco Eva Guidi. Dirimente, nel nuovo rapporto proporzionale fra maggioranza ed opposizione, la scelta del gruppo misto, che raccoglie consiglieri di entrambi gli schieramenti. Alla fine si procede, ma su diverse nomine alcune forze di maggioranza chiedono di soprassedere. Quelle in sospeso sono rimandate al prossimo Consiglio.
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