Dopo 54 anni di governi liberali il Giappone ha voltato pagina e premiato alle elezioni del 30 agosto il Partito Democratico guidato da Yukio Hatoyama, nominato oggi Primo Ministro dal Parlamento giapponese. Poche ore prima della sua elezione il Governo conservatore di Taro Aso ha rassegnato in massa le dimissioni e l'ex primo ministro ha lasciato anche la carica di presidente del Partito Liberaldemocratico. I democratici hanno convinto gli elettori promettendo aiuti alle famiglie e lotta dura alla burocrazia, dopo una crisi economica senza precedenti. Slogan semplici che hanno colpito un elettorato forse deluso da un incerto quadro politico che in tre anni ha visto succedersi tre deboli governi guidati da Premier Liberaldemocratici. Hatoyama invece può contare sulla maggioranza assoluta di seggi e su una coalizione con il Partito Popolare e i Socialdemocratici. Nella prima conferenza stampa il neo Premier ha sostenuto che: “La storia del Giappone è cambiata, anzi cambia da questo momento grazie al lavoro che faranno i tre partiti per rinnovare il Paese verso cui sento di avere una grande responsabilità". In parlamento Hatoyama ha più volte ringraziato, inchinandosi, i deputati per la fiducia accordatagli, e annunciato il desiderio di vedere rapidi miglioramenti nella crisi economica del paese. Ha anticipato la sua formula di politica estera, più Cina meno Usa, dichiarata ufficialmente, non più nel solco dei forti rapporti stabiliti dal dopoguerra con Washington, mantenendo comunque gli Stati Uniti come punto di riferimento della diplomazia giapponese.
Myriam Simoncini
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