Caos Roma Capitale: dimissioni in massa dei consiglieri, Marino costretto a lasciare
“Mi chiedo perché di fronte a un sindaco che chiede un confronto in un luogo democratico le forze politiche utilizzano ogni strumento possibile per impedire il dialogo in un luogo in cui ci si guarda negli occhi”.
Parole del sindaco di Roma Ignazio Marino, il cui ultimo, disperato gesto, ossia il ritiro delle dimissioni, non è servito a indurre il suo partito, il Pd, ad accettare un confronto “franco e aperto”, come aveva chiesto, nell'aula dell'assemblea capitolina.
Lo strumento deciso dal Pd è infatti quello di far dimettere in massa i suoi consiglieri, 19 in tutto, presidente dell'assemblea compresa, Valeria Baglio, cui se n'è aggiunta un'altra manciata per arrivare alla fatidica soglia dei 25, e far così decadere consiglio e giunta. Gli organi restano in carica per l'ordinaria amministrazione fino alla nomina di un commissario. Poi il voto, in primavera. L'avviso di garanzia per la vicenda delle spese che sarebbero state pagate con la carta di credito del Comune per Marino è un “atto dovuto – ha detto – Ho spiegato le mie ragioni ai magistrati e la mia trasparenza”. Ma ormai la sua avventura da primo cittadino della Capitale è al capolinea. Anche il Vaticano preme affinché tutto finisca al più presto: il presidente della Cei Bagnasco chiede “un'amministrazione all'altezza” per Roma, specie in vista del Giubileo. Intanto un nuovo arresto conferma subito, se mai se ne fosse sentito il bisogno, le durissime parole dell'assessore, ormai ex, alla legalità Alfonso Sabella, per il quale l'arresto di boss come Bagarella e Brusca sarebbe stato “una passeggiata” rispetto a provare a sistemare la macchina amministrativa di Roma, dato l'alto livello di corruzione: la dirigente del settore verde di Eur Spa Clelia Logorelli è ai domiciliari per Mafia Capitale. Avrebbe accettato uno stipendio di 2500 euro al mese in cambio di atti contrari ai doveri di ufficio.
Francesca Biliotti