La sentenza era arrivata il 26 febbraio scorso. Il Presidente del Collegio dei Garanti, Giorgio Lombardi autorizzò la confisca a San Marino dei fondi neri del Sisde depositati al Credito Industriale Sammarinese. Quando lo scandalo venne alla luce, nel ’93, erano circa 14 miliardi di lire. Il seguente dispositivo del commissario della legge Vannucci ordinò che la somma in oggetto, comprensiva di interessi, fosse trasferita sul conto corrente acceso presso la Banca Centrale della Repubblica di San Marino. Dalla scorsa primavera il denaro è quindi nella disponibilità dell’erario sammarinese che, teoricamente, potrebbe trattenere l’intera somma. Da subito però, l’orientamento del Governo sammarinese è stato decisamente per la restituzione del denaro all’Italia, detraendo semplicemente i costi sostenuti nei vari procedimenti giudiziari. Orientamento criticato, nei giorni scorsi dall’Osla, che sosteneva il benestare del diritto interno ed internazionale per il trattenimento di quei fondi. Una somma – continua l’Osla – che farebbe molto comodo al nostro bilancio e potrebbe essere utilizzata per investimenti strategici quali ad esempio il settore turistico e del commercio. Non si può guardare alla vicenda come ad una normale contesa di diritto internazionale – ha replicato il Segretario agli Esteri Berardi. Quei soldi non ci appartengono e bisogna considerare che davanti a noi c’è l’Italia, con la quale abbiamo da sempre rapporti di amicizia profonda e buon vicinato. Il mantenimento di una politica di reciprocità è nell’interesse di entrambi i paesi, soprattutto in un momento in cui l’Italia ha a più riprese riconosciuto i passi avanti compiuti dallo stato sammarinese sulla strada della trasparenza.
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