“Il Consiglio dei ministri ha concordato di chiedere formalmente alla Generalitat di confermare se ha dichiarato l’indipendenza”. E' un invito a scoprire le carte, quello di Rajoy; arrivato al termine dei lavori del consiglio dei Ministri straordinario, convocato dopo il contraddittorio speech di Puigdemont. “Assumo il mandato del popolo affinché la Catalogna si proclami uno Stato indipendente e repubblicano” – aveva detto – per poi annunciare, subito dopo, di voler sospendere tutto per favorire il dialogo. Qualunque fosse l'intento, le sue parole – da molti – sono state interpretate come un segnale di debolezza. E con l'attenuarsi dell'ondata emotiva, seguita al pugno duro, in occasione del referendum, Rajoy sembra avere ora il pallino in mano. Ciò alla luce non solo del rifiuto – espresso dalle principali cancellerie europee - di riconoscere un'eventuale indipendenza catalana, ma anche dell'appoggio dei socialisti di Pedro Sanchez, che hanno raggiunto un accordo per avviare una riforma della costituzione. A questo punto acquista peso l'ipotesi di una sospensione dell'autonomia della “regione ribelle”, tramite l'applicazione dell'articolo 155. “Chiediamo a Madrid l'avvio di un dialogo senza condizioni”, ha detto dal canto suo – oggi, in un'intervista – Puigdemont. A stretto giro la dura replica del Premier: “non può esserci mediazione – ha dichiarato - fra legge democratica e illegalità. La fuga dalla Catalogna di importanti realtà produttive e finanziarie, infine, sta facendo il resto: privando la causa indipendentista di uno degli appeal principali, quello della convenienza economica. Il PSD sammarinese segue con preoccupazione quanto sta avvenendo e sostiene l'azione del Segretario del Partito Socialista spagnolo. “La storia – recita una nota – è satura di vicende di separazioni tragiche, ma anche di riunificazioni di successo. La soluzione ideale dovrebbe essere quella della sintesi e dell'unione, nel rispetto di ognuno”.
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