Celli plaude al tavolo riformista e fissa 3 pilastri
"Le mie dimissioni sono servite a qualcosa. Dopo mesi di tentennamenti il partito socialista ha deciso di partecipare con convinzione al tavolo riformista". Così Simone Celli che con amarezza aggiunge: "evidentemente ero io l'ostacolo". Nessuna polemica però, si guarda avanti. L'unica cosa che mi interessa, dice, è la ricomposizione dell'area riformista e la nota firmata da Psd, Ps e SU, va nella giusta direzione. L'ex segretario socialista riconosce al Psd il grande merito di averci creduto fin da subito e definisce essenziale la presenta di Sinistra Unita. Questo progetto però, rimarca Celli, deve poggiare su 3 pilastri: deve essere inclusivo, a cominciare dai consiglieri indipendenti per arrivare a quei settori della società civile che non hanno più rappresentanza politica; deve avere vocazione maggioritaria perchè non si può - spiega - partire sempre dal presupposto che la sinistra non è maggioranza nel Paese e deve comprendere il rinnovamento totale dei gruppi dirigenti. L'unica risposta seria alla questione morale, spiega, è affidare la guida della nuova forza politica a persone che non hanno avuto contiguità con le vicende emerse dalle inchieste giudiziarie. A chi sostiene che così si cancella l'ultracentenaria storia socialista Celli replica che l'unità riformista è l'opportunità di rilanciare valori e contenuti di quella storia. Infine una netta stroncatura del Bilancio 2016. Una proposta del tutto inadeguata per Celli. Le scelte strutturali - sottolinea - si fanno tagliando i settori non strategici. E su dove prendere i soldi per aiutare le persone senza reddito e le famiglie in difficoltà la risposta è: una riforma strutturale delle pensioni ci farebbe recuperare 10/12 milioni di euro.
Sonia Tura
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