Centrale del latte, Upr: "Una politica attendista ha aspettato il “cavaliere bianco”"
UPR non rileva nulla di disdicevole in ciò, però ritiene che alcune valutazioni debbano essere fatte per riportare equilibrio in questa vicenda.
La Centrale del Latte è un’azienda di Stato con autonomia amministrativa e un Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale nominati dal Consiglio Grande e Generale.
UPR ha più volte rilevato che non è accettabile avere degli organi di un Ente pubblico scaduti da 5 anni senza procedere al rinnovo, come è previsto dalla legge. Le giustificazioni fino a oggi addotte dai governi che dal 2010 si sono succeduti alla guida del Paese non reggono: non si può attendere “sine die” , le leggi sono molto chiare in merito.
Facciamo questo inciso poiché, nel rispetto dell’autonomia del Congresso di Stato, ogni atto che riguarda un Ente autonomo dello Stato e variazioni normative riguarda invece il Consiglio Grande e Generale.
Alcuni dichiarazioni ultimative del Governo ci appaiono un po’ spiazzanti rispetto a quanto sta accadendo nella gestione globale della cosa pubblica. Infatti da un lato il Governo minaccia di non dare più soldi alla Centrale, dall’altro sempre il Governo non trova nulla di disdicevole a erogare denari pubblici nei settori più disparati con interventi in cui lo Stato si sostituisce al privato.
Un esempio? La gestione di cinema e teatri. In quanti Stati ancora rimangono alla gestione pubblica? Quanto guadagna – o ci rimette – lo Stato nella gestione di tutte le sale disponibili nel territorio per cinema, teatri, convegni, convention?
Scelte rilevanti come queste generalmente si assumono con piani, supportati da cifre e analisi. Analisi e torniamo al tema latte, che devono comprendere anche i costi che la collettività continuerà ad avere anche in caso di cessione.
Ricordiamo che il settore zootecnico (allevamento per produzione carne o latte) beneficia di numerosi sostegni diretti o indiretti erogati dallo Stato. La nostra è una prassi ampiamente consolidata nell’Unione Europea e tali contributi, già previsti nel bilancio 2015 dello Stato, continueranno anche in caso di cessione a privati delle attività Centrale del Latte.
Il punto nodale del tutto è però capire quale idea ha il Governo e la maggioranza sul tema agroalimentare. Se gli investimenti fatti dallo Stato in questi anni (cifre non trascurabili nell’ordine di qualche milione di euro) hanno fatto crescere il settore in termini qualitativi. Mentre infatti intorno a noi cresce la cultura dei prodotti km 0, dell’alimento biologico nella Repubblica di San Marino devono ancora essere fatti molti passi avanti, in termini culturali.
Nell’anno dell’EXPO che lo avrà fra i temi principali, riteniamo che debbano essere fatte delle riflessioni anche a San Marino per capire in che termini il settore agroalimentare possa essere sviluppato e se possa diventare anche da sostegno al settore turistico.
Nonostante infatti le dichiarazioni fatte negli anni ci pare che i risultati siano molto scarsi, anche in considerazione delle risorse spese, e che quanto ottenuto sia avvenuto con difficoltà grazie solo allo sforzo di qualche produttore, con lo Stato sempre latitante. La storia, anzi la tragedia della Centrale del latte è l’esempio della visione che hanno avuto Stato e Governo del tema agroalimentare. Politica attendista aspettando il “cavaliere bianco” che togliesse l’impiccio di torno e il problema non è solo di oggi ma è latente da anni.
UPR non ritiene sensato questo modo di agire poiché manca di progettualità e di una visione di prospettiva su un tema molto rilevante per la nostra Repubblica.
Tutelare i nostri prodotti, investire per la qualità nel settore agroalimentare sono elementi a nostro modo rilevanti, che devono però essere accompagnati da una visione di insieme in cui non si possono erogare risorse a pioggia senza definire obbiettivi e avere sinergie fra i vari settori dello Stato.
UPR farà nelle prossime settimane delle proposte concrete su questo argomento.
Comunicato stampa
Unione per la Repubblica