Si procede ad oltranza e si andrà avanti così fino a venerdì mattina. Nessun accordo per velocizzare i lavori. La maggioranza ha proposto il contingentamento dei tempi e ha verificato con l'opposizione se fosse possibile rinunciare a qualche emendamento ma nulla da fare. Quello della finanziaria – è stato detto - non è un Consiglio come tutti gli altri. Dunque, si tira dritto. Da ieri sera fino alle 12.30. Poi dalle 15.30 fino alle 19.30. E notti in bianco.
Nonostante la stanchezza gli animi si risvegliano su uno degli articoli più caldi, quello sull'acquisizione dello Stato delle quote dalla Società Mutuo Soccorso in Cassa di Risparmio. C'è l'intesa per l'acquisto integrale del Casale La Fiorina – spiega Celli. È stata definita la cifra: 7 milioni e 300.000 euro circa. La spesa verrà ripartita in 25 anni. Ancora in corso, invece, la trattativa sulle quote della Sums in Cassa. Si ragiona – continua Celli – anche sulla base di una perizia estimativa chiesta dal Governo per stabilirne il valore. Si parte da una base negoziale di circa 3 milioni, ripartite – anche in questo caso – in 25 anni. L'intenzione del Governo – viene ribadito – è l'acquisto del 100% della proprietà.
L'argomento è bollente, soprattutto alla luce dello scambio di mail del vecchio cda con Confuorti, questione ripresa a gran voce dall'opposizione. Gli emendamenti di Ps, Dc, Dim e Psd sono abrogativi. La Sums ha una percentuale residuale, che non incidono su scelte della governance. “Perché - chiedono – acquistarne le quote? Forse perché ha impugnato un bilancio fatto con criteri liquidatori?” La minoranza punta il dito contro il Segretario alle Finanze ma Podeschi ricorda che le scelte su Cassa non sono di Celli ma del Congresso di Stato, condivise con la maggioranza. “C'era un istituto con un bilancio in grande difficoltà e in cui più volte il Fondo aveva chiesto verifiche. Cassa era un fortino da cui non uscivano informazioni”. La maggioranza difende decisioni sì dolorose ma che andavano prese. “Alternative - afferma il capogruppo di RF Roberto Giorgetti - non ne sento proporre”. Palmieri ricorda che il bilancio di Cassa è stato approvato da tutto il cda, compresi i due membri della fondazione che sono stati riconfermati”. E sulla decisione di acquisire le azioni della Sums, Ciacci spiega: “può portare avanti implicazioni e impugnazioni che generano conflitto fra soci. Ci sono stati, non lo possiamo negare. E chiede: “ritardi del passaggio di Asset in Carisp, non sono derivanti anche da impugnazioni di delibere assembleari?”
Si alzano i toni, Denise Bronzetti ricorda che “sono 25 anni di debiti sui cittadini”, Ciavatta avverte che c'è un falso in bilancio, che certe cifre non sono contabilizzate; “la rappresentazione del debito spalmato in 25 anni è doverosa”, aggiunge Capicchioni”; “senza le uscite e le relative previsione di copertura, rischiamo di votare un bilancio non veritiero”, ribadisce Gatti, che chiede di inserire un emendamento che introduca le poste mancanti. Quando gli organismi internazionali vedranno le discordanze – chiede - che figura ci faremo?”. L'opposizione presenta una mozione d'ordine, chiedendo di conteggiare quei 500 milioni. La Reggenza non accoglie, “ non esiste questo tipo di iniziativa”. Celli spiega la ratio: il piano industriale di Cassa non è stato ancora approvato. Il piano di ammortamento di Romito non è stato deliberato a tutti gli effetti ma è stato oggetto di presa d'atto. Ecco perché non è iscritta la perdita dei 534 milioni, con l'impegno – aggiunge - che con l'approvazione del piano industriale ci sarà la regolare iscrizione a bilancio”. Tornando alle quote Sums, “con quale diritto – domanda Pedini Amati – espropriate i soci senza avergli chiesto di ricapitalizzare per la propria parte?”. Accorato l'appello di Grazia Zafferani alla maggioranza: “ascoltateci almeno oggi, c'è una guerra di poteri, non fatevi prendere in giro, guardatevi le carte, ascoltate il tribunale, inviateci un segnale, non rimanete in silenzio sulla mail di Borri a Confuorti". I 4 emendamenti totalmente soppressivi dell'articolo vengono respinti per 31 voti contrari e 21 a favore.
Passa poi l'emendamento del Governo che autorizza il Congresso di Stato ad acquistare obbligazioni subordinate emesse da Carisp e detenute da iss attraverso il Consiglio di Previdenza. Ammontano a 35 milioni di euro e sarà previsto un piano di rimborso settenale a partire dall’esercizio finanziario 2018. Con queste e altre risorse – spiega Celli - si effettuerà un rafforzamento patrimoniale di Carisp per circa 80 milioni di euro. È un'operazione impegnativa per lo Stato – ammette - ma rappresenta un investimento per il futuro. Dim trova l'accordo con il Governo sull'emendamento sulla separazione fra banche di raccolta da quelle di investimento sulla base dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio Grande e Generale il 28 febbraio 2014. Viene ritirato per sostituirlo con uno sottoscritto con Celli. Si rimanda alla Commissione Finanze. Intervento giudicato trasversalmente opportuno anche se per Capicchioni così si perde tempo e “non ce lo possiamo permettere”. Si associa anche Ciavatta che prende le distanze dalla scelta del suo gruppo.
L'Aula si scalda anche sull'autorizzazione del Congresso a stipulare un contratto di finanziamento pluriennale con gli istituti di credito per l’acquisto di spazi da adibire a sedi istituzionali e per Uffici dell’Amministrazione, fino alla concorrenza di 3 milioni di euro mediante bando pubblico. “Sono stati già individuati uffici e servizi – spiega Zanotti - altri verranno valutati in seguito ad accorpamenti”. L'opposizione solleva dubbi. Si tratta di una cifra importante, Dim mette un tetto di due milioni, il Ps chiede che sopra i 300.000 euro ci sia autorizzazione del Consiglio con maggioranza qualificata. Bocciati entrambi. Sulla proposta di Dim di revisione del credito d'imposta, emerge la criticità di uno strumento “sfuggito di mano”. “Stabiliamo per norma – invita Elena Tonnini - limiti entro i quali muoversi per evitare storture”. Gatti torna a parlare di certezza del diritto invitando ad analizzare credito per credito, banca per banca. L'emendamento non passa ma c'è la volontà da parte di Ciacci di accogliere la proposta di Gatti e chiedere una ricognizione al comitato di sorveglianza. Capicchioni: “accolgo con favore questa disponibilità di verifica considerando che in passato banche e fondi che gestiscono i crediti sono stati molto tolleranti nell'azione di recupero. Tanto c'è pantalone che paga.”
La richiesta di Rete di un membro di opposizione nel CCR sposta l'attenzione sul mancato dialogo con la minoranza. “Attendiamo ancora la Reggenza di garanzia e tutte quelle promesse elettorali – dice Ciavatta - dimenticate nel momento in cui sono cambiati gli interessi”. “La responsabilità del CCR è del Governo, nei rapporti con Bcsm – afferma Valentini - non c'è responsabilità del CCR diversa da quella del Congresso”. Celli dà parere negativo, semmai "c'è l'impegno a prevedere periodici momenti di confronto con l'autorità di vigilanza".
Nonostante la stanchezza gli animi si risvegliano su uno degli articoli più caldi, quello sull'acquisizione dello Stato delle quote dalla Società Mutuo Soccorso in Cassa di Risparmio. C'è l'intesa per l'acquisto integrale del Casale La Fiorina – spiega Celli. È stata definita la cifra: 7 milioni e 300.000 euro circa. La spesa verrà ripartita in 25 anni. Ancora in corso, invece, la trattativa sulle quote della Sums in Cassa. Si ragiona – continua Celli – anche sulla base di una perizia estimativa chiesta dal Governo per stabilirne il valore. Si parte da una base negoziale di circa 3 milioni, ripartite – anche in questo caso – in 25 anni. L'intenzione del Governo – viene ribadito – è l'acquisto del 100% della proprietà.
L'argomento è bollente, soprattutto alla luce dello scambio di mail del vecchio cda con Confuorti, questione ripresa a gran voce dall'opposizione. Gli emendamenti di Ps, Dc, Dim e Psd sono abrogativi. La Sums ha una percentuale residuale, che non incidono su scelte della governance. “Perché - chiedono – acquistarne le quote? Forse perché ha impugnato un bilancio fatto con criteri liquidatori?” La minoranza punta il dito contro il Segretario alle Finanze ma Podeschi ricorda che le scelte su Cassa non sono di Celli ma del Congresso di Stato, condivise con la maggioranza. “C'era un istituto con un bilancio in grande difficoltà e in cui più volte il Fondo aveva chiesto verifiche. Cassa era un fortino da cui non uscivano informazioni”. La maggioranza difende decisioni sì dolorose ma che andavano prese. “Alternative - afferma il capogruppo di RF Roberto Giorgetti - non ne sento proporre”. Palmieri ricorda che il bilancio di Cassa è stato approvato da tutto il cda, compresi i due membri della fondazione che sono stati riconfermati”. E sulla decisione di acquisire le azioni della Sums, Ciacci spiega: “può portare avanti implicazioni e impugnazioni che generano conflitto fra soci. Ci sono stati, non lo possiamo negare. E chiede: “ritardi del passaggio di Asset in Carisp, non sono derivanti anche da impugnazioni di delibere assembleari?”
Si alzano i toni, Denise Bronzetti ricorda che “sono 25 anni di debiti sui cittadini”, Ciavatta avverte che c'è un falso in bilancio, che certe cifre non sono contabilizzate; “la rappresentazione del debito spalmato in 25 anni è doverosa”, aggiunge Capicchioni”; “senza le uscite e le relative previsione di copertura, rischiamo di votare un bilancio non veritiero”, ribadisce Gatti, che chiede di inserire un emendamento che introduca le poste mancanti. Quando gli organismi internazionali vedranno le discordanze – chiede - che figura ci faremo?”. L'opposizione presenta una mozione d'ordine, chiedendo di conteggiare quei 500 milioni. La Reggenza non accoglie, “ non esiste questo tipo di iniziativa”. Celli spiega la ratio: il piano industriale di Cassa non è stato ancora approvato. Il piano di ammortamento di Romito non è stato deliberato a tutti gli effetti ma è stato oggetto di presa d'atto. Ecco perché non è iscritta la perdita dei 534 milioni, con l'impegno – aggiunge - che con l'approvazione del piano industriale ci sarà la regolare iscrizione a bilancio”. Tornando alle quote Sums, “con quale diritto – domanda Pedini Amati – espropriate i soci senza avergli chiesto di ricapitalizzare per la propria parte?”. Accorato l'appello di Grazia Zafferani alla maggioranza: “ascoltateci almeno oggi, c'è una guerra di poteri, non fatevi prendere in giro, guardatevi le carte, ascoltate il tribunale, inviateci un segnale, non rimanete in silenzio sulla mail di Borri a Confuorti". I 4 emendamenti totalmente soppressivi dell'articolo vengono respinti per 31 voti contrari e 21 a favore.
Passa poi l'emendamento del Governo che autorizza il Congresso di Stato ad acquistare obbligazioni subordinate emesse da Carisp e detenute da iss attraverso il Consiglio di Previdenza. Ammontano a 35 milioni di euro e sarà previsto un piano di rimborso settenale a partire dall’esercizio finanziario 2018. Con queste e altre risorse – spiega Celli - si effettuerà un rafforzamento patrimoniale di Carisp per circa 80 milioni di euro. È un'operazione impegnativa per lo Stato – ammette - ma rappresenta un investimento per il futuro. Dim trova l'accordo con il Governo sull'emendamento sulla separazione fra banche di raccolta da quelle di investimento sulla base dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio Grande e Generale il 28 febbraio 2014. Viene ritirato per sostituirlo con uno sottoscritto con Celli. Si rimanda alla Commissione Finanze. Intervento giudicato trasversalmente opportuno anche se per Capicchioni così si perde tempo e “non ce lo possiamo permettere”. Si associa anche Ciavatta che prende le distanze dalla scelta del suo gruppo.
L'Aula si scalda anche sull'autorizzazione del Congresso a stipulare un contratto di finanziamento pluriennale con gli istituti di credito per l’acquisto di spazi da adibire a sedi istituzionali e per Uffici dell’Amministrazione, fino alla concorrenza di 3 milioni di euro mediante bando pubblico. “Sono stati già individuati uffici e servizi – spiega Zanotti - altri verranno valutati in seguito ad accorpamenti”. L'opposizione solleva dubbi. Si tratta di una cifra importante, Dim mette un tetto di due milioni, il Ps chiede che sopra i 300.000 euro ci sia autorizzazione del Consiglio con maggioranza qualificata. Bocciati entrambi. Sulla proposta di Dim di revisione del credito d'imposta, emerge la criticità di uno strumento “sfuggito di mano”. “Stabiliamo per norma – invita Elena Tonnini - limiti entro i quali muoversi per evitare storture”. Gatti torna a parlare di certezza del diritto invitando ad analizzare credito per credito, banca per banca. L'emendamento non passa ma c'è la volontà da parte di Ciacci di accogliere la proposta di Gatti e chiedere una ricognizione al comitato di sorveglianza. Capicchioni: “accolgo con favore questa disponibilità di verifica considerando che in passato banche e fondi che gestiscono i crediti sono stati molto tolleranti nell'azione di recupero. Tanto c'è pantalone che paga.”
La richiesta di Rete di un membro di opposizione nel CCR sposta l'attenzione sul mancato dialogo con la minoranza. “Attendiamo ancora la Reggenza di garanzia e tutte quelle promesse elettorali – dice Ciavatta - dimenticate nel momento in cui sono cambiati gli interessi”. “La responsabilità del CCR è del Governo, nei rapporti con Bcsm – afferma Valentini - non c'è responsabilità del CCR diversa da quella del Congresso”. Celli dà parere negativo, semmai "c'è l'impegno a prevedere periodici momenti di confronto con l'autorità di vigilanza".
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