CGG: l'Aula torna a confrontarsi sulla Giustizia, con un focus sulla relazione di Giovanni Canzio
Il documento aveva come riferimento il 2023. Nel corso del dibattito è stato anche toccato il tema dell'eventuale successione del Dirigente del Tribunale
Paiono ormai remoti i tempi dello scontro frontale sulla Giustizia; bipartisan del resto il plauso all'operato di Giovanni Canzio, per aver riportato serenità ed operatività in Tribunale. Sono i numeri stessi della Relazione a parlare. Come quello dei procedimenti penali colpiti da prescrizione in istruttoria: 709 nel 2020; 5, di fatto, nel 2023; l'anno di riferimento. Ridotta pure la durata media dei procedimenti. Così anche nel Civile. Parrebbe destinata a rimanere in stand-by, invece, al momento, la richiesta di un autentico Palazzo di Giustizia.
Ma per il resto è evidente il reciproco rapporto di fiducia. Come dimostrato dalla relazione accompagnatoria della Commissione, approvata con 10 voti favorevoli e 1 astenuto. Posto l'accento - sia nel testo, che nel successivo intervento del Segretario di Stato Canti - sull'accresciuta efficienza della macchina giudiziaria; sul percorso di informatizzazione; sul progressivo allineamento ai migliori standard internazionali. E ciò grazie anche al rafforzamento dell'organico dei magistrati e all'attività riformatrice nella scorsa Legislatura. Testimone raccolto da Stefano Canti che ha nuovamente depositato il PdL sulla ragionevole durata del processo.
Tutto sommato alieno dalle consuete dinamiche maggioranza-opposizione, il successivo dibattito; con l'intervento anche di diversi Segretari di Stato. Tecnico il contributo di Rossano Fabbri; da Teodoro Lonfernini un accorato appello a mantenere la Giustizia scevra da condizionamenti politici.
Federico Pedini Amati si è concentrato piuttosto sulle residue criticità. Ancora “troppi processi vanno in prescrizione”, ha rimarcato; soffermandosi anche sul tema della responsabilità dei magistrati. Questione rilevante, emersa nel dibattito, l'ipotetica successione di Canzio; questione di mesi – infatti – la scadenza del mandato. E per un eventuale rinnovo – trattandosi di una figura esterna - sarebbe necessaria una modifica ad una norma costituzionale. Da qui l'invito – dai banchi di RF, Motus e RETE – ad affrontare con cautela questo dossier; ad una riflessione complessiva sulla legge, valutando tutti gli aspetti.
Piuttosto chiara, dall'altra parte, sul versante governativo, l'intenzione di fare in modo che l'attuale Dirigente possa proseguire nel proprio lavoro. Esplicito in questo senso l'auspicio del leader DC Venturini. Toccato, nel corso del confronto, anche il tema spinoso della “querela nullitatis”. In generale comunque pare prevalere la fiducia sul cammino intrapreso; con un'attenzione particolare anche alle possibili evoluzioni connesse all'integrazione europea.
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