CGG: lavori ripresi in mattinata con nuove considerazioni sulle elezioni di giugno

CGG: lavori ripresi in mattinata con nuove considerazioni sulle elezioni di giugno.

Giornata conclusiva, oggi, della sessione consiliare che ha segnato l'inizio ufficiale della XXXI Legislatura. Si è ripreso in mattinata dal Comma 5: Considerazioni sulla consultazione elettorale. Primo intervento in assoluto della new entry di Libera/PS Giulia Muratori. Analisi ad ampio spettro – la sua - della tornata; dall'affluenza alle regole del gioco, fino alla rappresentanza di genere in Aula.

Vladimiro Selva ha ringraziato Eva Guidi e Marika Montemaggi, ricordando le loro battaglie in Consiglio. Apprezzamento anche per esponenti di altre formazioni non più in Aula. Rammarico anche per la mancata rappresentazione in Consiglio per quei cittadini che avevano votato per Demos, che ha solo sfiorato la soglia di sbarramento. Luca Boschi ha osservato come la coalizione Democrazia e Libertà abbia “vinto la scommessa” di superare i 25 seggi; riconosciuta anche la performance del PSD. Ricordata anche la genesi del movimentismo dovuta alla precedente crisi del sistema dei partiti, che ora pare superata.

Un invito però a mantenere la guardia alta; evitando il modus operandi pre-2012. La sfida del nuovo governo – ha continuato – è trovare una sintesi tra desiderio di stabilità e propensione al cambiamento. “Ci sono spinte riformiste” anche nella DC, ha detto. Obiettivo “evitare il declino”. Da Matteo Zeppa, un'autoanalisi della debacle di RETE. È “la vera sconfitta” - ha ammesso -, “i numeri parlano chiaro”.

Elencati poi quelli che sono stati a suo avviso i motivi del “disamoramento” nei confronti del Movimento: il non essere riusciti a spiegare le ragioni della scelta di formare un governo con la DC; e la successiva fuoriuscita. Oltre ai “fatti del I aprile”. Rigettata però l'associazione di RETE alla cosiddetta “antipolitica”. Riflessioni poi sulla “questione morale”; sulla quale Zeppa mantiene alta l'attenzione. Ha definito poi “sbagliatissima” la decisione della DC di non confermare Massimo Andrea Ugolini Segretario di Stato.

Emanuele Santi ha auspicato una revisione della Legge elettorale, iniziando a lavorare sul punto già ad inizio Legislatura. Auspicato un ritorno ad un “proporzionale puro”. Quanto alle ragioni della sconfitta di RETE avrebbe inciso – a suo avviso - la scelta di “fare un governo innaturale” con la DC: ma quella scelta in quel periodo storico andava fatta, ha sottolineato. Ricordati i dossier Giustizia, Carisp. “Abbiamo guardato più all'interesse del Paese che al consenso”.

Quanto al nuovo governo ha dichiarato di temere “un ritorno al passato”. Michela Pelliccioni, DML, ritiene la presenza femminile in Consiglio un “valore aggiunto”. Non è mancata una stoccata a Iro Belluzzi sul tema, riferendo di una sua frase – percepita come offensiva - che sarebbe stata proferita in un luogo pubblico. Quanto all'esclusione di Motus dalla compagine di Governo ha ricondotto le ragioni ad una previa intesa della DC con Libera, “per espiare” una colpa nella precedente legislatura per un accordo “non rispettato”. Vede inoltre un gap di “coesione” nel programma di governo; riferimenti anche a qualche frizione registratasi nella giornata di ieri. Poi la scelta di DML di presentarsi in solitaria: è la forza cresciuta maggiormente in termini percentuali, ha detto. “Lotteremo contro i conflitti di interesse”.

Fabio Righi ha biasimato il clima della campagna elettorale; ha parlato di voto di scambio, minacce, fake news. A suo avviso sull'esito della tornata potrebbero anche avere inciso paura, omertà ed interesse. Uno sguardo poi alla precedente Legislatura, la risposta a crisi provenienti dall'esterno; poi la crisi dovuta alla fuoriuscita di RETE e la ripartenza. In quel momento un partito – la DC -, pur dicendo di volere andare avanti, aprì un dialogo con Libera; questa la ricostruzione. Ricordata la “debacle politica” della votazione della Reggenza e la definitiva crisi di governo. DML – ha detto - propose un accordo di natura politica che non fosse la coalizione; ma non fu nemmeno preso in considerazione. La finalità della coalizione non era quella di dare continuità. Ad avviso di Righi il nuovo governo è a traino della coalizione di sinistra; nonostante vi fosse la possibilità di un “governo di area”. Forse – ha detto - “c'era un pegno da pagare”; dopo una precedente esclusione di Libera. Rammarico poi per le “opportunità” non colte nella precedente Legislatura.

Chiaro - per Aida Maria Adele Selva, PDCS – il risultato elettorale; nonostante un clima in campagna elettorale da “tutti contro la DC”. I sammarinesi “hanno capito” la proposta della Democrazia Cristiana. Ribadita poi l'importanza della forma partito. Un ringraziamento poi ai colleghi non presenti in questa Legislatura. Secondo Lorenzo Bugli la tornata ha premiato continuità e stabilità; sottolineati in questo senso anche i risultati di PSD e RF, dei “partiti storici”. Vincenti, insomma, gli “ideali forti” - a suo avviso -; a fronte delle “promesse” del movimentismo.

Apprezzato inoltre il lavoro delle associazioni giovanili per favorire la partecipazione alle urne; così come un segnale incoraggiante – a suo avviso – è la stessa presenza di consiglieri giovani nell'Aula. Auspicato inoltre un dialogo costruttivo con le Opposizioni, anche per frenare il ricorso alla decretazione. Oggi abbiamo di fronte un Paese pronto ad affrontare grandi sfide, ha detto Alice Mina. I traguardi ottenuti non sono un punto di arrivo, ma una base di partenza. Ogni singola decisione presa oggi ha effetti sulle generazioni future.

Manuel Ciavatta ha ribadito come sia stata premiata dagli elettori la continuità nei risultati ottenuti, che hanno dato al Paese serenità. Posto poi l'accento sulla rappresentatività, sulla competenza, sulla concretezza delle proposte. Rivolgendosi poi anche agli alleati di governo si è soffermato sulla necessità di avere come linea guida il bene del Paese.

Secondo Gerardo Giovagnoli, PSD, con queste elezioni si sarebbe sostanzialmente conclusa la parabola di chi accusava la politica, “l'alternativa” movimentista. Il PSD – ha aggiunto - è rimasto fedele alle sue idee: trasparenza, collaborazione internazionale, integrazione europea. Sottolineata quindi la performance della coalizione di centrosinistra, con l'exploit del proprio partito. A suo avviso è forse l'inizio di una “Seconda Repubblica”, integrata con l'UE. Ha infine osservato come DC e PSD siano gli unici partiti “che si chiamano ancora così” dopo le turbolenze degli anni passati.

I sammarinesi in queste elezioni hanno scelto la continuità, ha osservato Sara Conti. Ma una parte di cittadini ha premiato il lavoro fatto da Repubblica Futura. Ricordato anche l'ascolto, di RF, agli input provenienti dalla società civile. Per nulla scontato – a suo avviso - il risultato elettorale; vista anche la “campagna di odio mediatico” - ha detto - da parte di un “sito estero”. Dall'altra parte ha posto l'accento sul “lavoro concertato”, per più Legislature, sul dossier europeo. Ora la sfida della messa a terra; oltre alla questione dell'indebitamento. Su questi temi è stato sollecitato un coinvolgimento delle Opposizioni.

È successo ciò che da un anno sapevamo che sarebbe successo, ha detto Nicola Renzi. Sarebbe stato opportuno, a suo avviso, che le forze delle due coalizioni avessero sin da subito esplicitato le proprie intenzioni. Una nuova maggioranza di 44 – ha osservato - nella quale spicca la ricomposizione della lista NPR, seppure in formazioni diverse. Le elezioni sono state “vinte indubbiamente” dalla DC; che secondo alcuni – ha detto - incarna ormai il “Partito-Stato”. Ad avviso di Renzi la Dc ha dato un senso di sicurezza, una visione forse “troppo ottimistica”; a fronte dei moniti di RF ad esempio sul tema dell'indebitamento. Quanto alla campagna elettorale ha visto troppi slogan e poche idee, biasimando “episodi spiacevoli”; citato fra gli altri il caso dell'”aperitivo a Riccione”.

Quindi Luca Lazzari, PSD, che rivolgendosi a RETE ha definito l'antipolitica la lotta contro i “privilegi supposti della politica” ed il malaffare. Questa non è un'Aula di delinquenti, ha tuttavia rimarcato. A suo avviso inoltre il dibattito elettorale è stato caratterizzato dall'assenza di un conflitto evidente. Ha ripercorso la situazione da inizio anni 2000, le turbolenze che si sono susseguite, la presenza di una “componente giudiziaria”. Ora il conflitto è debole perché c'è un grado crescente di tecnicalità politica, che prescinde dagli ideali; poi l'indebolimento del potere legislativo, mentre altri poteri non sono sottoposti al voto. È nostro dovere regolarli ed equilibrarli. Rilevata anche una sproporzione maggioranza-opposizione nella dinamica parlamentare.

Sollecitata una dialettica serrata anche in seno alla nuova alleanza; con un invito – anche a Libera - a tenere in considerazione “ciò che unisce alla DC ma anche ciò che ci divide”. Giuseppe Maria Morganti, Libera/PS, si è soffermato sul trend dell'astensionismo: “5.557 persone hanno preferito non andare a votare”; “un dato che stona” in una piccola realtà come San Marino. Quanto agli elettori esteri la scarsa partecipazione sarebbe dovuta a suo avviso ad una serie di difficoltà strutturali e discriminazioni. Anche in questo caso critiche alla Legge elettorale, definita “un mostro”, con vincoli di coalizione “assurdi” ed uno sbarramento “troppo elevato”. Quanto al risultato di Libera - ritenuto inferiore alle aspettative – potrebbe avere inciso a suo avviso la disponibilità a correre insieme al PSD. A questi alleati si è rivolto sollecitando un dialogo quanto più intenso; e con un invito a tenere conto, nell'alveo della Sinistra, pure del voto a RETE e a Demos. E poi il rapporto con la DC; tra conservazione e cambiamento la cittadinanza si è espressa – ha sottolineato - e ha dato maggior peso alla prima. Ha infine parlato di un programma di governo di 112 punti.

Francesco Mussoni, PDCS, si è soffermato sulla “complessità” dello sforzo politico fatto da DC ed AR, con l'ottenimento di 26 seggi. In caso contrario vi sarebbe stata la possibilità di una alternativa politica. Sottolineata la capacità del Partito di governare le situazioni; e l'aver tenuto la barra dritta, nella scorsa Legislatura, nonostante situazioni particolarmente critiche come l'emergenza Covid. Ora è il momento di voltare pagina e guardare al futuro del Paese in modo non ideologico. Si è poi rivolto a Motus, definendo la corsa in solitaria una scelta “poco umile e strategicamente sbagliata”. Quindi si è soffermato sull'emendamento più volte citato presentato da DC e Libera nella scorsa legislatura; fu l'inizio di un percorso – ha detto - non un accordo. Pronta la replica di Gaetano Troina. Ha sottolineato come la scelta di correre da soli non fu originata da presunzione, ma da una decisione interna di DML. Siamo stanchi di sentirci dire che è stato un errore politico. Voglio vedere come parte questa Legislatura. Basta – ha tuonato - con la “sindrome di calimero”, ciascuno faccia il suo. Il Segretario di Stato Luca Beccari ha osservato dal canto suo come sia piuttosto comune, in Europa, la sinergia tra forze di centrodestra e centrosinistra. Ad alcuni intervenuti dà fastidio il risultato – inequivocabile – della Democrazia Cristiana, ha dichiarato Gian Carlo Venturini. Che si è rivolto non solo a Motus, ma anche ad alcuni alleati di Governo, dopo che un esponente del PSD aveva contrapposto i diversi approcci nella gestione del Paese fra le due forze. Molto dura la risposta del leader DC a chi parla sostanzialmente di un imprinting clientelare del suo Partito. Il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini si è rivolto ai colleghi dell'alleanza di governo. Siamo in Aula consiliare, ha ricordato, non in una riunione di partito. “La DC non è il partito egemone”, ma il “partito al quale tutti quanti possono affidarsi”; nessun problema ad accettare la definizione di “Partito-Stato”, ma in modo virtuoso. Quindi un invito a soffermarsi sulle logiche che possano unire e non dividere.

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