Civico 10 sul salario di cittadinanza

Civico 10 sul salario di cittadinanza.
Finalmente, trascorsi undici mesi dalla prima lettura in Consiglio Grande e Generale (luglio 2013), il progetto di legge d’iniziativa popolare sul “Potenziamento del salario di cittadinanza” approderà in Commissione all’inizio della settimana prossima.

Che sia la volta buona che si riesca a discutere di un provvedimento estremamente importante (e in realtà anche estremamente urgente, come ha dimostrato di recente la necessità di ricorrere ad una Colletta Alimentare straordinaria), che potrebbe fornire un po’ di respiro a chi è in difficoltà, garantendo un reddito minimo per l’inserimento al lavoro?

Noi lo speriamo vivamente e crediamo che un ammortizzatore sociale come questo, definito di “ultima istanza” e concesso a chi sia attivamente alla ricerca di un posto di lavoro ma che non abbia più nulla per il proprio sostentamento, non possa essere ignorato da uno Stato che si definisca civile.

Il “Salario di Cittadinanza”, nonostante il nome, può essere richiesto da tutti i possessori di residenza anagrafica in territorio da almeno 5 anni, nonché da tutti i possessori di residenza anagrafica da meno di 5 anni che abbiano lavorato cumulativamente per almeno 12 mesi prima della richiesta. Vi sono alcuni presupposti fondamentali da rispettare:
• non essere occupati;
• essere iscritti alle Liste di avviamento al lavoro non a seguito di dimissioni volontarie;
• non aver rifiutato proposte di occupazione nei 24 mesi precedenti alla richiesta;
• non godere di altre forme di sostegno al reddito.

Quante persone conosciamo che, purtroppo, soddisfano questi requisiti? Pensiamo ai giovani che, non trovando una prima occupazione, non possono usufruire di alcun ammortizzatore sociale e, in evidenti difficoltà di auto-sostentamento, aumentano la dipendenza dai genitori accrescendo la difficoltà di pianificazione familiare. Pensiamo a situazioni in cui una persona, magari ultra-cinquantenne, donna, ex imprenditore costretto a chiudere l'attività per la crisi economica, pur essendo alla ricerca attiva di un posto di lavoro ed essendo immediatamente disponibile a lavorare, non riesca a trovare un'occupazione e, con l'attuale sistema di ammortizzatori sociali, si ritrovi senza reddito per lunghi periodi.

A tutela del fondo necessario a sostenere il salario di cittadinanza i suoi percettori, per mantenere il sussidio, dovranno essere pronti ad accettare le occupazioni offerte, seguire attività formative e svolgere periodi di formazione in azienda, accettare lavori socialmente utili a vantaggio dello Stato. Queste attività saranno supervisionate con particolari presidi affinché nessun percettore sia inattivo ad attendere la chiamata. Il salario di cittadinanza è un reddito che mira a reinserire il lavoratore, non un sussidio assistenziale.

In uno Stato che parla di sviluppo e crescita, non è possibile non pensare ai lavoratori. La politica, la buona politica, deve guardare in primis al bene dei suoi concittadini creando normative che possano contribuire a migliorare le condizioni sociali delle persone e fornire ad esse la dignità di partecipare attivamente ad una comunità che ragiona e si muove per interessi comuni.

Da parte nostra c'è massima disponibilità al confronto con tutti i membri della Commissione Finanze, nella speranza che sia percepita appieno la necessità di questo strumento, presente nella quasi totalità degli Stati Europei, e che la legge possa proseguire il suo iter in Consiglio Grande e Generale.

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