Civico10: che sviluppo ha in mente il Governo?
Le due partite sono probabilmente connesse.
Una delle grandi lacune del Decreto Sviluppo è infatti la non individuazione dei settori di sviluppo: praticamente tutte le imprese, in qualunque settore, sono incentivate attraverso la residenza all'imprenditore, purché occupino almeno 6 dipendenti, lascino 300 mila euro di fideiussione e paghino l'assicurazione sanitaria. Che siano imprese che competono sull'innovazione o che siano imprese che competono abbassando il costo del lavoro.
Poi vediamo la legge Belluzzi che prevede una serie di incentivi a pioggia a carico dello Stato, senza nemmeno (in qualche caso) l'obbligo di assunzione a tempo indeterminato, per le imprese che assumano lavoratori con ammortizzatori sociali; e che prevedono, per chi non li ha, forme di lavoro sottopagato per un numero significativo di anni attraverso vari contratti (anche questi a volte precari e senza tutele). Prosegue cioè nella strada fallimentare tracciata negli ultimi 4 anni, degli incentivi non finalizzati ad assunzioni stabili che mirano solo alla riduzione dei costi e della progressiva riduzione dei salari, che non ha nè creato occupazione stabile, nè sostenuto i redditi nè aumentato la produttività delle aziende. Le imprese potranno usare queste norme per assumere a basso costo e ruotare continuamente i lavoratori (fuori uno, dentro l'altro) in totale legalità (visto che la legge lo consente).
E allora ci chiediamo: che sviluppo ha in mente il Governo? Per il Governo va bene anche uno sviluppo fatto di imprese grandi che puntano alla riduzione continua del costo del lavoro, perché magari operano in settori saturi o in declino? Imprese che sono abbastanza grandi da “ricattare” il legislatore e obbligarlo a fare tutte le norme che servono? E che chiedono continuamente nuove leggi per ridurre i salari od ottenere incentivi? Civico10 crede che queste scelte di politica economica siano sbagliate e non servano a generare uno sviluppo duraturo. Dobbiamo cercare di attrarre imprese di qualità, ad alto valore aggiunto per unità di lavoro, che puntino sui cervelli, sui servizi, sulla ricerca, sulle tecnologie, sulle competenze. E le leggi “di sviluppo” dovrebbero essere coerenti con questo modello.
A queste imprese dovremmo mettere a disposizione norme sul lavoro che consentano si flessibilità ma senza che questa diventi precarietà, che responsabilizzino le imprese nella riduzione dei licenziamenti e nella ricollocazione dei lavoratori, che prevedano incentivi crescenti col crescere del periodo di occupazione in azienda, che prevedano norme per una rapida ricollocazione in lavori di qualità. Così come abbiamo definito nel nostro “Progetto Lavoro” che a breve depositeremo in Consiglio.
Altroché norme che continuano a ridurre i costi per le imprese buttandoli sullo Stato, che continuano a generare precarietà e che non consentono l'investimento sul lavoratore.
Bisogna cambiare registro, subito! Noi ci siamo con le nostre proposte!
Comunicato stampa Civico 10