Clara Boscaglia: una parola sul lavoro e l’impresa
«Lo Stato ha un dovere fondamentale, quello dell’efficienza della pubblica amministrazione, partecipe e promotrice dello sviluppo. La classe politica deve fare le scelte, deve indicare i progetti; all’amministrazione tocca realizzarli, buoni o cattivi che essi siano; alla P.A. tocca anche dare suggerimenti correttivi, quando il politico che non è sempre professionale sbaglia e può sbagliare, e sbaglia anche spesso. Tutto questo, cari amici, però ha due presupposti, due presupposti difficili che non si inventano e i presupposti sono una cultura del lavoro e una cultura dell’impresa. Una cultura del lavoro che smetta di considerare come massimo traguardo della vita di ciascuno il posto di fattorino sotto la P.A.; cultura del lavoro che deve vedere nel lavoro il modo di realizzarsi di ciascuno di noi, il modo in cui ciascuno può produrre risorse a bene di sé e della collettività in cui opera, il modo di realizzare i talenti che Dio gli ha dato a favore di sé ed altrui; non possiamo pretendere di correre l’avventura umana soltanto ammucchiando carte. Nessuna economia e nessuna cultura stanno in piedi soltanto con le carte. Una cultura dell’impresa. Qualcuno sostiene che l’impresa deve vivere con i soldi del credito agevolato, deve vivere con gli sgravi fiscali, deve vivere con la detassazione degli utili reinvestiti. Ebbene mi chiedo che impresa sia questa. Per me è impresa quella che ha intrinseche ed autonome capacità di produrre o di trasformare beni, dando lavoro e producendo utili. Il profitto non è la morale dell’impresa, non è la sua regola, c’è anche un ruolo sociale dell’impresa a cui bisogna adempiere, ci sono dei metodi da rispettare, delle norme da osservare, in campo internazionale. Ecco allora il grande compito: il grande compito è sentirci sammarinesi ed europei insieme, non perdere questa occasione ma prepararci, riconoscendo il grande valore del lavoro e delle risorse umane perché queste in fondo sono l’unica vera risorsa di questo paese».