In Commissione Finanze si concorda una discussione approfondita su riforma fiscale
Al voto si andrà solo dopo Pasqua e precisamente a partire dal 12 aprile, quando la Commissione Finanze tornerà a riunirsi. Per il momento ci si è limitati a discutere sul piano politico e filosofico, sull’impostazione della legge che a 28 anni dall’ultima riforma fiscale si propone di modificare radicalmente il sistema tributario della Repubblica. “Un impegno irrinunciabile e irrimandabile”, lo definisce il Segretario di Stato alle Finanze, Pasquale Valentini che chiede un impegno unanime e fissa la data del 18 aprile come termine ultimo per esprimersi sulla riforma. Dal 20 al 22 Valentini sarà a Washington per il meeting del Fondo Monetario Internazionale e in quell’occasione, spiega, “siamo chiamati a portare lo stato di avanzamento dei lavori rispetto alle priorità individuate. Tra cui c'è la riforma tributaria, ma anche la messa in sicurezza del bilancio, il contenimento dei costi e la ricapitalizzazione della Cassa di Risparmio”. “L’obiettivo della riforma – ha spiegato il segretario – è quello di adottare un impianto che assicuri maggiori garanzie che tutte le categorie economiche siano trattate sulla base della capacità di produzione del reddito. Una riforma equa, che prima di aumentare la pressione fiscale faccia emergere quei redditi mai dichiarati o dichiarati solo in parte”. Diverse le posizioni delle minoranze, molto critici Sinistra Unita e Unione per la Repubblica, mentre più aperti alle convergenze sembrano Psd e Socialisti Riformisti.
Dopo la sospensione della seduta per una discussione fra i gruppi per un ordine del giorno condiviso, non si arriva ad un accoro e si stabilisce di proseguire il confronto nei giorni a venire, per arrivare al voto del documento in apertura della prossima riunione. Nella sua replica il Segretario alle Finanze afferma: non è vero che a pagare sono sempre gli stessi, e snocciola i dati: dai dipendenti arrivano 20 milioni di contribuzione, dalle imprese 40 milioni, dai lavoratori autonomi 2 milioni e mezzo. Se facciamo una media –spiega – un dipendente versa circa mille euro l’anno, un lavoratore autonomo 3.100. Nelle 4.400 imprese ce ne sono 1.500 che non contribuiscono e questa riforma intende proprio far emergere le fasce di evasione e perseguire l’equità. E a fine maggio seduta congiunta con la Commissione Finanze della Repubblica Ceca per discutere sulle doppie imposizioni fiscali. Un incontro ufficiale che si potrà concludere con un memorandum o un ordine del giorno comune.
Sergio Barducci