Commissione d'Inchiesta: 5 le relazioni conclusive
5 diverse conclusioni che mettono in evidenza le divisioni registrate in questa tormentata Commissione d’Inchiesta, segnata da polemiche e contestazioni, da esposti alla magistratura per la fuga di notizie, dall’erronea divulgazione da parte del Consigliere Selva di una personale relazione conclusiva, che ha portato l’esponente del PSD a rassegnare le dimissioni dal Consiglio Grande e Generale. In un numero considerevole di scatoloni sono stati stipati anche tutti i documenti presi in visione dalla Commissione, anche questi saranno conservati dai Capi di Stato. Mercoledì il parlamento ascolterà il riferimento del presidente e aprirà un dibattito che si annuncia piuttosto acceso.
Delle conclusioni consegnate alla Reggenza una è stata elaborata dalla maggioranza, una seconda porta la firma dei commissari democristiani, la terza è sottoscritta da Augusto Casali, Romeo Morri, Marco Arzilli e Glauco Sansovini. Relazione conclusiva individuale invece per Monica Bollini, dei Sammarinesi per la Libertà, che ha consegnato una propria elaborazione, così come Pier Marino Mularoni, il consigliere autosospeso dalla DC, che ha predisposto un proprio documento finale.
Nulla è ancora dato a sapere sui contenuti che saranno resi noti nella sessione consigliare di dopodomani, se non che si tratta di elaborati piuttosto voluminosi. Il più corposo quello della maggioranza, circa 80 pagine, una quarantina quella della Dc e quella del cosiddetto polo dei moderati, una trentina le altre due. Per tutte ci sarebbe una parte comune, composta dalla cronologia degli eventi e delle audizioni.
La commissione, lo ricordiamo, aveva il compito, sancito dall’articolo 1 della legge che l’ha istituita, di accertare l’autenticità e la reale provenienza del documento attribuito al senatore Paolo Guzzanti, e di quello a firma del presidente della Trillium Gaming, prodotti entrambi da consiglieri democristiani nella seduta del Consiglio del 27 luglio; doveva accertare la veridicità delle dichiarazioni contenute nei documenti, e verificare se la documentazione prodotta fosse stata sollecitata direttamente o indirettamente da consiglieri della Repubblica per strumentali finalità politiche; infine, aveva l’incarico di accertare l’esistenza di eventuali comportamenti non corretti da parte di esponenti politici in merito alla possibile apertura di una casa da gioco a San Marino.