Concluso il dibattito sulla Commissione d'inchiesta: i commenti dei Capigruppo
“La maggioranza esce con grande difficoltà perché alcuni suoi importanti esponenti sono implicati nella vicenda del casinò - dice Romeo Morri -. Credo non sia una responsabilità dell’opposizione l’ombra di Scaramella. Scaramella era un consulente voluto dal Governo straordinario: anche queste sono responsabilità che vanno addebitate in gran parte alla maggioranza”.
“È un dibattito che era nato con le truppe schierate, molto acceso e molto fazioso – sottolinea Claudio Felici -. Mi pare di capire, invece, che, alla luce anche dei contenuti della relazione della maggioranza, alcune posizioni che sembravano veramente molto aggressive alla fine hanno riconosciuto qualche errore e sono arrivate a una maggiore ragionevolezza. Su molte questioni è stata fatta chiarezza. Mi sembra - continua Felici -che chi ha tentato, con quasi un’ammissione, di far saltare, con questa operazione, il governo che si è formato il 27 luglio, oggi si sia addirittura pentito. Credo che il paese abbia bisogno adesso di pensare ai propri problemi e non ai litigi tra i politici. Alla gente questo non interessa. Alla gente interessa che il paese vada avanti”.
“Una lobby di potere legata ad alcuni uomini politici che vedevano, e hanno visto, in Alvaro Selva la punta dell’iceberg. Non a caso Alvaro Selva non è più in Consiglio, e non, come abbiamo detto per un semplice errore materiale” il commento di Gabriele Gatti. “Nel dibattito devo dire che la maggioranza ha cercato di nascondere un po’ tutta la documentazione che c’era. Noi abbiamo fatto un ragionamento sui documenti e crediamo sia stato un dibattito comunque molto positivo. Le responsabilità ci sono - continua Gatti -, qualcuno ha addirittura tentato di vendere le quote della casa da gioco pur non avendone la possibilità, pur non avendone l’autorità. Quindi credo che delle magagne ci fossero”.
“Mi sembra che la relazione che la maggioranza ha presentato sia risultata la più solida, la più vera, la più dimostrabile - sottolinea Fernando Bindi -; e i fatti che sono emersi hanno confermato che tutto l’impianto è stato costruito dai democristiani e non ha retto, ovviamente, alla prova dell’analisi e della documentazione. Di conseguenza - conclude Bindi - mi pare che il tentativo di operare sul terreno delle spallate scandalistiche sia miseramente fallito”.
“5 relazioni sulla Commissione d’inchiesta hanno detto una cosa chiara: che c’erano 5 posizioni diverse. Siamo consapevoli - dice Marco Arzilli - che la verità, ovviamente, è stata, tra virgolette, vista da diversi punti di vista e che forse tutti quanti abbiamo fallito nei confronti dei cittadini perché non siamo stati capaci di dare un’unica verità. Ma era impossibile fare diversamente dopo l’episodio dell’e-mail di Selva che - conclude - ha fornito a tutti quanti il pretesto per fare relazioni tutte diverse. Nessuno si fidava più dell’altro”.
“Io credo che dovremo fare tesoro di queste cose: prendere atto che bisogna veramente cominciare a cambiare il modo di fare politica perché se non si rompe il connubio tra politica e affari - dice Maurizio Rattini – questo paese continuerà per tanto tempo ancora a perdere tempo a discutere di queste cose. Però credo sia importante non metterci una pietra sopra, ma fare in modo che le persone coinvolte riflettano e che i partiti comincino a guardarsi dentro”.
“Se i cittadini hanno ascoltato la radio e gli ultimi interventi, soprattutto quello del Capogruppo della DC, Gabriele Gatti, hanno potuto appurare che tutto quanto si è sgonfiato e si è risolto in una sorta di funerale e di autocritica della DC. Probabilmente su alcuni punti aveva ragione, ma sulla strategia complessiva - commenta Alessandro Rossi - quella dello scandalismo, della lotta personale, della non politica ha sbagliato completamente. Speriamo che dopo questo dibattito si possa ripartire con la politica seria e non con la politica degli scandali”.
“Io credo che la Commissione non abbia avuto la possibilità di approfondire alcune responsabilità, alcune testimonianze e alcuni documenti che sono stati presentati, quindi - dice Monica Bollini - penso che l’invio del fascicolo al tribunale sia sicuramente un passaggio dovuto. Posso dire che dall’esperienza nella Commissione d’inchiesta ho percepito come purtroppo questa sia stata utilizzata non per fare chiarezza ma da qualcuno, per mantenere il potere che già ha, e da altri per riacquisirlo”.