Congresso su nomina direttori di Dipartimento e retribuzione di risultato dei Dirigenti
La nota del Congresso parte da un fatto che ritiene palese: i compiti attribuiti alla figura del Direttore di Dipartimento, (da cui dipendono la gestione del personale, la cura di progetti specialistici interdipartimentali, l'impostazione delle proposte di bilancio di previsione e le risorse finanziarie relative ai capitoli di competenza), non possono essere sovrapponibili a quelle di controllo di gestione attribuite al gruppo tecnico per la revisione della spesa di prossima costituzione. La nomina dei Direttori – specifica il congresso- va in direzione opposta a quella della proliferazione delle figure. Tanto più che la vecchia struttura dipartimentale contava 10 dipartimenti con a capo 10 coordinatori quella attuale scende a 8 dipartimenti retti da 8 direttori, con peraltro retribuzioni più basse. Tutto questo in relazione al decreto delegato 53 del 2012, che ha operato una revisione della struttura della retribuzione del dirigente pubblico, regolando la retribuzione di risultato ed eliminando le indennità ad personam. Una riduzione complessiva, in alcuni casi molto significativa, che ha consentito di impostare una azione di valorizzazione del merito e delle competenze. La argomento affrontato nella seduta del 27 dunque, durante la quale è stata valutata la possibilità di riconoscere una percentuale della retribuzione di risultato, scaturisce da un apposito studio già completato e agli atti del governo. Con la nota il Congresso si augura di avere fatto chiarezza e di avere in particolare posto fine all'intento di alcuni di screditare l'intera classe della dirigenza pubblica attraverso l'esibizione dello stereotipo del dirigente fannullone e asservito al Congresso.
Sara Bucci
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