Consiglio: il caso Stolfi irrompe in Aula. E la politica condanna

Consiglio: il caso Stolfi irrompe in Aula. E la politica condanna.
E’ una condanna politica durissima quella che arriva dall’Aula nei confronti di Fiorenzo Stolfi, protagonista del comma comunicazioni.


Il Consiglio attende gli esiti delle inchieste giudiziarie ma, sul piano politico, la condanna nei confronti di Fiorenzo Stolfi e, con lui, di Claudio Podeschi, è durissima. Il primo a commentare l'arresto è il Segretario agli interni. Si riferisce a vicende più o meno recenti, sottolinea, anche in ambito bancario e finanziario. E' cronaca di ieri il reperimento di informazioni presso Banca Centrale e Giancarlo Venturini rimarca come nella stessa ordinanza la Magistratura elogia il lavoro degli organismi di controllo dell'organismo di via del Voltone. Duro il capogruppo del psd. In una indagine ancora in corso, ricorda, non deve venire meno la presunzione di innocenza ma sono pesantissimi gli addebiti avanzati dalla magistratura. Siamo consapevole, dice Stefano Macina, del danno arrecato da Stolfi al nostro partito anche se gli auguriamo di poter provare la sua innocenza. I fatti, aggiunge, raccontano rappresentanti delle nostre istituzioni indegni della fiducia dei cittadini. Abbiamo il dovere di interrogarci su cosa ha reso possibili questi fatti per evitare che si ripetano in futuro pur prendendo le distanze dalle manifestazioni di giubilo di parte dell’opposizione, conclude Macina. Quando ho abbandonato il psd, commenta Denise Bronzetti, mi ero accorta del deficit di democrazia che regnava. Le logiche erano altre e adesso emergono chiaramente. Quello che succede oggi, afferma, non fa altro che aumentare la mia rabbia rispetto a passaggi doverosi che i partiti non sono stati in grado di fare e che adesso appaiono tardivi. C'è un estremo bisogno di chiarire i rapporti di forza che governano questo Paese, conclude, e che spesso hanno nomi e cognomi. Il segretario socialista mette in primo piano la questione morale ma non ci sta al tirare in ballo tutta la politica dimenticando quanto invece ha fatto per mettere la magistratura in grado di poter avere le mani libere. Il rischio che San Marino diventi una polveriera, afferma Simone Celli, è sempre più concreto. No al messaggio “i politici sono tutti uguali”, sottolinea, ma è necessario che la politica tradizionale avvii una riflessione profonda. Non basta dire cosa è stato fatto fin qua. E’ il momento di mettere in campo robusta autocritica sul ruolo che i partiti hanno avuto negli ultimi 15/20 anni fino ai giorni nostri. Per Celli i vertici di Banca Centrale sono delegittimati e non possono più rappresentare la governance del sistema bancario e finanziario del Paese. Se il governo non è in grado di reagire levi le tende, conclude il segretario socialista paventando il rischio che questo vuoto possa essere riempito da logge massoniche e da gruppi di poter non meglio identificati. Analisi condivisa da Luca Santolini di Civico 10 che si sofferma sui referenti di Stolfi anche negli organi di informazione e definisce gravissimo, se confermato, il coinvolgimento di Banca Centrale e il ruolo oggi occupato da Gumina alla Segreteria per le finanze. Sul quarto potere si sofferma anche Matteo Fiorini di Ap invitando la stampa a percorrere la strada della trasparenza. Le testate che mettono l'arresto di Stolfi nei sottotitoli, afferma, devono dichiarare se sono altro, se sono strumenti per la ricerca del consenso. Se è vero che le enormi somme di quel sistema criminale erano finalizzate a finanziare il voto di scambio, sottolinea, significa che per un ventennio in questo Paese abbiamo sospeso la democrazia. Chiede le dimissioni del governo Rete con Matteo Zeppa che si definisce “politicamente scorretto” e racconta di avere esultato per gli arresti. Accusa i partiti di buonismo ipocrita per far dimenticare la presenza di Stolfi e Podeschi in 12 governi su 14 ma si leva il cappello davanti al lavoro svolto dalla trascorsa commissione antimafia. E’ quello, sostiene, uno dei solchi tracciati dalla politica non le leggi imposte dalla comunità internazionale verso la trasparenza. Lì, ricorda, c’è la prova che Stolfi era socio di Fincapital al 10% ma non ricordo censure pubbliche del psd come suggerito nella relazione. Demagogia fuori luogo, commenta Antonella Mularoni. La buona politica non nasce oggi, sottolinea, sottolineando che il percorso di trasparenza è stato voluto dal governo e dalla maggioranza. Ricorda che gli esposti sul voto di scambio presentati da Ap oltre vent'anni fa, sono stati archiviati con decreti ridicoli. La magistratura, afferma, non si sentiva abbastanza forte da fare indagini vere. Oggi non è così. Si pensava a una sorta di mafia locale, commenta Ivan Foschi di Sinistra Unita, ma a una portata così rilevante non avremmo mai pensato. Come può un uomo politico, si chiede, portare avanti certe cose da solo senza contare sull’appoggio di nessuno all’interno del suo partito? Troppo poco, rimarca, è stato fatto in seguito alla relazione su Fincapital. E’ mancato il coraggio di prendere le distanze. Il Paese c’è ed è vivo, interviene Gian Nicola Berti di Noi Sammarinesi, ricordando di avere ricevuto minacce da un giudice perché per conto dell’ordine degli avvocati seguiva il processo Biagioli e le battaglie del suo Movimento su Finproject con l'uscita degli Europopolari dalla maggioranza. Il capogruppo della dc Luigi Mazza lancia all'Aula la stessa domanda posta da Celli ad avvio del dibattito chiedendosi perché nei partiti non si è fatta chiarezza per tempo. Era difficile, ricorda, intervenire anche in quest'Aula. Finproject aveva sostenitori in Banca Centrale e in Consiglio. Nessuno, commenta, poteva immaginare che in Banca Commerciale si nascondevano centinaia di milioni di euro ma rammentiamo molto bene i fortissimi attacchi a Banca Centrale quando l'ha commissariata. E a proposito dell'istituto di via del Voltone Mazza afferma che l'intervento di ieri ha lasciato dubbi che la magistratura deve chiarire velocemente perché il Paese ha bisogno di una Banca Centrale che eserciti appieno il suo ruolo. Il rinnovamento è difficile, sottolinea, e anche nella dc la voglia di tornare indietro è ancora in atto. Ma il percorso prosegue e si può fare insieme perché il Paese ha bisogno di risposte non di elezioni.

Sonia Tura

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