Consiglio: confronto bipartisan sul progetto per la commissione consiliare sulle infiltrazioni malavitose

Consiglio: confronto bipartisan sul progetto per la commissione consiliare sulle infiltrazioni malavitose.
La commissione antimafia sarà composta da 4 consiglieri di maggioranza e 4 di opposizione. Una scelta bipartisan che ha contrassegnato gli interventi in Aula, durante la prima lettura, anche nelle proposte. Non è un punto di arrivo ma di partenza, hanno detto Patto e minoranza. Il capogruppo di Sinistra Unita invita a considerare la proposta dell’opposizione, recepita dall’Aula con un ordine del giorno unanime, per istituire un ufficio inquirente e dare così maggiore impulso alle indagini penali. Ma, aggiunge Ivan Foschi, non adottiamo soluzioni affrettate, perchè bisogna aggiornare anche la procedura penale. Il punto di equilibrio su cui si è giocata la riflessione in Consiglio, conferma il capogruppo dell’Upr Giovanni Lonfernini, si sviluppa su tre livelli: via libera alla commissione, all’osservatorio permanente ma anche alla riorganizzazione della sezione penale del tribunale e questo, sottolinea, deve essere rispettato. Valutazione analoga arriva da Gian Nicola Berti di Noi Sammarinesi che invita la politica a prestare più attenzione a tutto il settore penale. Fenomeni ripetuti come la ricusazione dei magistrati dimostrano quanto sia necessario intervenire. Se questo accade per crimini comuni, dice Berti, pensate come può utilizzarlo la criminalità organizzata. Per il capogruppo del psrs Paolo Crescentini la commissione antimafia senza l’ufficio del giudice inquirente è un opera a metà. Bisogna dare fiducia, dice, a chi ha già dimostrato queste competenze. Maggioranza e opposizione guardano alla convenzione Onu di Palermo, a cui hanno aderito anche Italia e San Marino e che prevede la possibilità di dare vita a pool investigativi comuni, promuovendo accordi con altri Paesi, Italia in primis. La maggioranza sottolinea la necessità di intervenire sulle forze di polizia. Serve un nucleo altamente specializzato e si deve mettere mano all’assetto dei corpi per renderli meno dispendiosi e più efficaci nel controllo del territorio. Sfumature diverse invece sul tribunale. Per il capogruppo di ap Roberto Giorgetti la sezione penale deve avere le gambe per camminare. Non si può prescindere, avverte, dalla riforma dell’ ordinamento e della procedura penale. Nessuno, premette il Segretario per la giustizia, ha intenzione di mettere in soffitta le indicazioni arrivate in particolare dall’opposizione ma bisogna parlarne. Forse, puntualizza, per la minoranza l’ufficio penale risolve tutti i problemi, mentre la maggioranza deve ancora parlarne. In ogni caso, per Casali, non può essere disgiunto da un riesame complessivo del sistema che passa anche dalla riorganizzazione delle forze polizia. A cosa serve, chiede, un ufficio inquirente che non può contare su una sezione di intelligence e investigativa? Anche sulla possibilità di stipulare gli accordi previsti dalla convenzione di Palermo il Segretario alla giustizia ricorda che si devono creare i presupposti. E’ impensabile, spiega Casali, mettere in piedi intese tra organi che parlano linguaggi diversi. Servono strutture di polizia che parlino lo stesso linguaggio. Solo allora abbiamo carte in regola per chiedere un accordo. La relazione del magistrato dirigente, conclude, sarà il primo documento di cui potrà disporre la commissione antimafia. Una commissione di alto livello morale, dice, dove si lavora nell’interesse del Paese e non per quelli di bottega.

Sonia Tura

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