E’ tutto dedicato al risultato referendario, e in particolare al quesito Europea, il confronto in Consiglio Grande e Generale. Per il Segretario agli affari esteri, la maggioranza è del Sì, ma c’è sostanziale equivalenza. Questa decisione contraddittoria, afferma Valentini, testimonia che la popolazione ha bisogno di ulteriori elementi per esprimersi in maniera convinta. Il Paese sta facendo un percorso che esige una maggiore integrazione e, rimarca, non possiamo usare l’esito referendario per dire che San Marino non ne ha bisogno. Dobbiamo trovare la nostra via. Per il Segretario al lavoro i referendum raccontano un Paese in ansia per il suo futuro sviluppo. L’attenzione maggiore deve essere rivolta per coloro che non hanno tutele e gli sforzi della politica devono concentrarsi nell’attirare sul territorio nuovi investimenti. Il neo Presidente del Psd rivendica al suo partito il merito di avere aperto il dibattito sull’Europa. Il Paese si è espresso e il sì anche se di poco ha superato i no. Nel prossimo Consiglio, anticipa Francesco Morganti, sarà inserito un comma apposito con un dibattito sui rapporti tra San Marino e Unione Europea. Sinistra Unita torna a dire che la normativa sul quorum non funzione. Per Augusto Michelotti l'istituto referendario fatto in questo modo è come una battaglia tra chi ha una fionda e chi ha invece un bazooka. Non la pensa così Antonella Mularoni. “ Se la gente sceglie di non partecipare di fronte quesiti di un certo tipo è comunque una scelta democratica”, commenta. Quando i sammarinesi volevano fare passare i quesiti, malgrado il quorum del 32%, sono passati. Credo, aggiunge, abbia inciso il fatto che continuare ad insistere di entrare nel club quando il club ci ha detto che non è il momento, non paga. Il capogruppo dell’Upr punta il dito sulla Dc. “In questa tornata referendaria c’è stato anche il partito della scheda bianca, ricorda Giovanni Lonfernini, e ne esce male perché le scorciatoie della politica non sono state seguite dalla cittadinanza. Il Paese è spaccato sul referendum d’orientamento e si devono fare valutazioni serie. Upr lancia l'auspicio che tra tutte le forze che hanno partecipato alla campagna referendaria ci possa essere un confronto costante. Il Segretario socialista parte dalla partecipazione interna, che ha superato il 60% e sottolinea la qualità del voto espresso. I cittadini, dice, hanno rimandato al mittente le posizioni ambigue di chi ha cercato di mascherare le profonde divergenze interne alla maggioranza su un tema strategico per il futuro del Paese. Significa che gli elettori hanno voluto dare messaggi chiari e in tal senso, secondo Celli, non si può non rilevare la disfatta del partito della scheda bianca. Immediata la replica del capogruppo della dc. In coerenza con quanto detto sempre, afferma Luigi Mazza, abbiamo semplicemente sostenuto che il no al quesito era sbagliato con una trattativa aperta. Ci voleva coraggio politico, aggiunge, per dire che bisognava andare a votare né si, né no. Perché dire no all'Europa è profondamente sbagliato. Quando prevarrà l'idea degli Stati uniti d'Europa, conclude, chiederanno anche a San Marino di farne parte, Oggi non ci sono perché l'Ue non è nata per quello. Diversa la lettura sul quorum di Denise Bronzetti che ricorda: “anche un'eventuale abbassamento al 25% come previsto da nuove regole, non avrebbe cambiato l’esito del referendum sull’Europa mentre sarebbe passato il salva-stipendi.” Ma anche da lei arrivano critiche alla dc. Quando la politica non prende posizione, afferma, non è mai un bel segnale, nonostante si corra a esito noto a giustificare il perché di una non scelta. Per Civico 10 fanno riflettere dentro il Palazzo i tanti “No” all’Europa. 3 le riflessioni di Luca Santolini: il momento di grave crisi economica in cui si è inserito il referendum , la mancanza di un percorso di adesione su misura per i piccoli stati sovrani come San Marino e la mancanza di un'opera di informazione capillare su obblighi e benefici derivanti dall’adesione o meno all’Europa. Ironizza Matteo Zeppa di Rete. “Fa specie sentire che in quest’Aula nessuno dice abbiamo perso”. Ha invece perso il Comitato del si, con un quesito vecchio, ha perso il Psd che questo referendum ha sempre sostenuto e, continua,ha perso la dc il partito della scheda bianca. Anche Rete invece si schiera accanto a chi vuole l’abolizione del quorum, per non fare passare il messaggio, conclude, che il proprio voto non conta niente.
Sonia Tura
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