Comincia con gli scongiuri la replica del Segretario di Stato alla sanità. In 30 anni sono state fatte solo due riforme. Quella del 2005, a firma Massimo Rossini che per questo non è stato più rieletto e la mia. Eppure dice, se non ci fosse stato l’intervento di 6 anni fa oggi saremmo già in blocco con i fondi. E senza questa riforma non andiamo da nessuna parte. Tutti d’accordo sulla necessità di cambiare il sistema previdenziale. Ma sulla strada da percorrere qualche voce critica si è sentita anche nelle fila della maggioranza. Avrei fatto di più, dice Andrea Zafferani di Alleanza Popolare, anche se sicuramente ci sono diversi passi in avanti. Poi le contestazioni dei liberi professionisti, che hanno già manifestato nei giorni scorsi, per l’accorpamento del loro fondo pensioni con quello di artigiani e commercianti che, a loro volta, hanno riconfermato le loro obiezioni, pur ribadendo - dal fronte della maggioranza - il loro sostegno alla legge. L’opposizione ricorda l’approccio attento dimostrato finora, sottolinea il senso di responsabilità dimostrato e guarda soprattutto al secondo pilastro, già approvato in Commissione, che arriverà al voto nella prossima convocazione dell’Aula. Ma c’è anche chi, come Vanessa Muratori di Sinistra Unita, guarda alla situazione economica generale e definisce “inopportuna” la riforma anche se fosse la migliore possibile. Per Fiorenzo Stolfi invece, il timore che aleggia è che la tenuta dei fondi dipende soprattutto dal livello di crescita e sviluppo che mantiene un Paese. Non vorremmo, dice il consigliere del Psd, ritrovarci tra qualche anno a rivedere anche questi conti. Si interviene per mettere in sicurezza il sistema previdenziale, replica la maggioranza, i sacrifici sono inevitabili. Bisogna intervenire con equità e garantire i più deboli. Continueremo a percepire una pensione in grado di garantire vita dignitosa, afferma il Patto e le risorse recuperate nel tempo permetteranno di mantenere il nostro stato sociale. Adesso, ricorda Maurizio Rattini di Nps, è indispensabile il secondo pilastro. Perché se tarda l’efficacia di questo provvedimento non è quella che tutti auspichiamo. Non è una riforma che travolge il nostro sistema, afferma il capogruppo della Dc. La vera svolta è stata fatta nel 2005 ed era figlia di quel periodo. Oggi, conclude Luigi Mazza, dobbiamo salvaguardare chi sta per andare in pensione ma anche chi ci andrà fra trent’anni.
Sonia Tura
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